A Real Pain, un’indagine pura e sincera sul dolore umano
Uno dei film più attesi per i primi mesi del 2025 in Italia è A Real Pain, in arrivo in sala con Searchlight Pictures dal 27 febbraio. Presentato più di un anno fa al Sundance Film Festival la pellicola nata dalla mente di Jesse Eisenberg, sia regista che interprete, ha riscosso un successo incredibile con un 96% su Rotten Tomatoes. Inoltre, A Real Pain è nominato come miglior sceneggiatura originale agli Oscar 2025, mentre Kieran Culkin come miglior attore non protagonista. Culkin ha già vinto il Golden Globe, il Bafta, il SAG e – molto probabilmente – si porterà a casa anche il premio più ambito. Infine, Eisenberg è anche produttore con Emma Stone in una sorta di reunion di Benvenuti a Zombieland.
Quando si affronta il tema del dolore affiancato dall’Olocausto è molto difficile distaccarsi dal senso di qualcosa di già visto. Il film di Eisenberg è un racconto sulle diverse modalità di dolore a partire da una storia personale. Raramente si trova qualcosa di così reale, intimo ed empatico allo stesso tempo. Tutti coloro che guarderanno A Real Pain proveranno qualcosa di veramente forte.
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Le origini del viaggio
Durante un viaggio in Polonia in compagnia di Anna Strout, che ora è sua moglie, Jesse Eisenberg ha avuto quella che lui definisce una ‘strana rivelazione’. Un viaggio di due settimane attraverso il paese l’aveva condotto al villaggio di Kranystaw, nella piccola casa dove sua zia Doris aveva vissuto prima che l’Olocausto costringesse tutta la sua famiglia a fuggire. “Se la guerra non fosse mai avvenuta, ora vivrei qui. Come sarebbe la mia vita? Chi sarei?”.
Eisenberg era rimasto così colpito da quel primo viaggio in Polonia da scrivere inizialmente una pièce teatrale, The Revisionist, che ha debuttato off-Broadway nel 2013. L’opera teatrale è stata un successo, ma i suoi tentativi di trasformarla in una sceneggiatura non sono andati lontano.”Ci sono voluti più o meno 15 anni per scrivere qualcosa di buono, ma alla fine sono riuscito a creare questa storia, che è una storia sull’amicizia. E si svolge durante un tour della storia polacca”.
Una sorta di buddy comedy on the road dove troviamo il metodico, preciso, assuefatto da farmici David (Eisenberg) e suo cugino Benji (Culkin), una persona difficile da inquadrare. I due sono agli antipodi nell’approcciarsi alla vita e alla socialità. Il loro viaggio alla scoperta delle loro origini ebraiche in Polonia è guidata dalla voglia di visitare i luoghi dove ha vissuto la loro nonna, scomparsa di recente. Il dolore per la perdita è il primo che viene manifestato nella storia, in particolare da Benji che più volte nel film ricorda come il suo rapporto con la nonna fosse molto speciale.
Benji è la vera star del film. Grazie al talento di Culkin (ingaggiato senza un’audizione), è lui il personaggio che il pubblico guarderà per tutto il tempo, cercando di capirlo. Entusiasta e affascinante in un momento, poi scontroso e sarcastico in quello successivo. Durante il film più volte si ha la sensazione di passare da David a Benji e nella testa parte il pensiero:“Ok, ora mi sento come David, poi aspetta ora mi sento come Benji”.
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Tutti hanno un Benji nella propria vita. Nel corso di A Real Pain diventa chiaro che il suo stile di vita disinvolto è il risultato di un vero dolore. Oltre al lutto per la perdita della nonna, ci sono i suoi problemi di salute mentale che hanno recentemente raggiunto un punto di rottura. Significativo il suo allontanamento da una cena di gruppo con gli ormai amici del tour, dove nel giro di pochi secondi, Benji cambia radicalmente umore mentre sembrava che si stesse divertendo.
La performance di Culkin è una meraviglia da vedere. I suoi stati d’animo sono imprevedibili e il suo comportamento impulsivo, ma è anche affascinante e divertente. Le persone possono essere occasionalmente scioccate dalla sua franchezza, ma ne sono anche attratte. “Io lo odio, lo amo, voglio essere come lui”, dice David.
D’altro canto, il David di Eisenberg è più composto, nevrotico, un po’ represso e non è così divertente stargli accanto. Quante volte nella vita però ci sentiamo dei David e vorremmo essere dei Benji? La giustapposizione tra i due uomini esplora ulteriormente il grande vuoto che può emergere quando il dolore e il trauma non vengono affrontati.
Tra dolore e turismo
Eisenberg si è impegnato a girare il film in location reali in tutta la Polonia. La più impegnativa si è rivelata l’ex campo di concentramento di Majdanek, situato a soli cinque minuti dal centro della città di Lublino. Vicinanza che viene spesso evidenziata nel film, a far notare come la vita procedesse in quegli anni bui della storia, mentre in quel luogo accadeva l’inferno.
Un road movie che mostra la Polonia sotto una luce davvero bella, ma che mescola elementi di orrore e storia. Il regista, attore, ideatore ha voluto mostrare un campo di concentramento nel modo in cui lo vive un turista; voleva catturare la “silenziosa inquietudine” derivata dal trovarsi tra un comodo gruppo di turisti mentre si apprende la storia del luogo che trasuda dalla pareti, dall’aria, dalla terra che si calpesta sotto ai piedi. La comitiva con cui partono i due protagonisti è composto da James (Will Sharpe), Marcia (Jennifer Grey), Diane (Liza Sadovy), Mark (Daniel Oreskes) e da un convertito ruandese-canadese all’ebraismo, Eloge (Kurt Egyiawan).
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Il caos della condizione umana.
Su tutti loro Benji ha un impatto notevole, in particolare con la guida James, sulle modalità di raccontare, “cianciare” di aneddoti in contrasto al dolore dei luoghi. Un grosso problema che riguarda il turismo nel mondo, emerge in A Real Pain. Sempre dalle riflessioni di Benji su come loro, degli ebrei in Polonia, stessero viaggiando in prima classe su un treno, o altri aspetti in contrasto con quello che è stato, tra sensi di colpa e caos della condizione umana.
A Real Pain è un cerchio nello spettro del dolore con varie interpretazioni. Un focus può essere la depressione. Trattata attraverso l’esperienza di un viaggio, alla ricerca del proprio passato. Nel cercare di affrontare un dolore mai superato e mai confrontato.
Per la scena finale del film in Polonia, David e Benji visitano la casa d’infanzia della loro nonna. Eisenberg ha scritto la sceneggiatura appositamente per la vera casa della sua famiglia a Kranystaw. Per molti versi è stata una tipica giornata sul set, con la troupe che si affrettava a girare le scene prima che cominciasse a piovere. Ma così come il film, per Eisenberg è stato un emozionante momento di chiusura di un cerchio.
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