Come finisce Better Call Saul
Come finisce Better Call Saul? Con l’episodio 13 della stagione 6 intitolato “Chiamavano Saul” si conclude l’epica saga del personaggio interpretato da Bob Odenkirk per tredici anni.
Dal suo debutto in Breaking Bad, e a seguire, nel corso di sei stagioni dello spin-off dedicato all’ascesa e alla caduta di Jimmy McGill, la serie tv ha raccontato la discesa agli inferi di Saul Goodman. Che forma ha assunto l’epilogo della sua saga?
Tutto inizia e finisce con lui. Gene Takavic, Saul Goodman e Jimmy McGill – uno e trino – in rotta di collisione nell’ultima puntata della serie.
Dopo che Marion (Carol Burnett) ha allertato le autorità ricorrendo al suo salvavita, per Gene le cose si mettono davvero male. Nel tentativo di contattare Ed, l’uomo in grado di farlo sparire, Gene viene acciuffato dalle autorità.
Il suo ruolo nell’impero criminale di Walter White è innegabile, e si prospetta un’aspra condanna per Jimmy. Condanna sostenuta fortemente da Marie Schrader (Betsy Brandt), alias la vedova di Hank.
Jimmy si gioca il tutto per tutto. Dopo aver convinto Bill Oakley (Peter Diseth) ad assisterlo nel processo, Saul si dipinge come una vittima di Heisenberg – basta che solo un giurato creda alla sua versione per far crollare la strategia dell’accusa. Ecco che la sua sentenza si riduce drasticamente a malapena sette anni. Non serve nemmeno raccontare come sono andate davvero le cose con Howard Hamlin – Kim ha già confessato alle autorità.
Qui cambia tutto. Kim, che nel frattempo si trova in Florida dove presta servizio di volontariato presso il Central Florida Legal Aid, apprende dell’imminente testimonianza di Saul. Al processo in cui la sua condanna a soli sette anni sarebbe stata innegabilmente (e vergognosamente) confermata, Saul ribalta le carte in tavola e confessa tutto.
Senza il suo aiuto, dice, Walter White non sarebbe mai riuscito a tenere in piedi una vera e propria industria criminale. Saul – che pretende di essere chiamato Jimmy in aula di tribunale – arriva persino ad ammettere di aver sabotato la carriera del fratello Chuck McGill (Michael McKean), contribuendo a ledere la sua dignità professionale in maniera irreversibile.
Questo fu il ruolo che ebbe nel suicidio di Chuck, che appare in un flash-back molto eloquente: si è sempre in tempo per cambiare il proprio cammino, dice al fratello Jimmy, ispirato dalla lettura de La macchina del tempo di H. G. Wells.
Attorniato da un gruppo di detenuti che, sul suo stesso bus destinato al penitenziario, lo riconoscono e iniziano a intonare “Better Call Saul”, Jimmy dice addio al suo alias criminale: infine ha scelto di scagionare Kim da tutte le accuse, addossandosi la colpa della spirale delittuosa che ha rovinato le vite di entrambi.
A colloquio con Kim in carcere, Jimmy rivela di essersi guadagnato una sentenza di 86 anni dietro le sbarre – 79 in più di quelli che si sarebbe fatto se non avesse deciso di vuotare il sacco. Con la prospettiva dell’ergastolo di fronte a sé, forse adesso Jimmy riuscirà a dormire la notte.
È così che, imitando il gesto delle pistole con le dita rivolgendosi a Kim dal cortile della prigione, Jimmy scompare lasciando un ricordo sbiadito di sé: lo aspetta un purgatorio al quale non credeva nemmeno di poter ambire.
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