Challengers, la recensione del film
Destinato ad aprile il Festival del Cinema di Venezia del 2023 poi cancellato per lo sciopero, il film Challengers arriva in sala il prossimo 24 aprile con Warner Bros. Pictures. Il visionario Luca Guadagnino mette in scena un triangolo mélo con protagonisti gli spietati Zendaya (Euphoria), Mike Faist e Josh ‘O Connor. Una triade perfettamente bilanciata dall’inizio alla fine del film in questo alternarsi di salti temporali in 13 anni del vissuto dei nostri personaggi. Al centro sempre il tennis. “Stiamo parlando di tennis?” – “Di che altro dovremmo parlare?”. In passato, Woddy Allen aveva utilizzato la metafora del tennis per insegnaci la fatalità del gioco nel suo Match Point. In quel caso con valenza crime e destino. In Challengers la motivazione dei personaggi sta tutta nella disciplina e voglia di scendere in campo.
Il tennis è il quarto protagonista di questa storia in cui si intersecano le vite di Tashi (Zendaya), Art (Mike Faist) e Patrik (Josh O’ Connor). Da un lato il biondo sbarbato Art Donaldson, dall’altra il moro più trasandato, Patrick Zweig. Sugli spalti a metà tra i due fuochi di un’ellisse Tashi Duncan, apparentemente impassibile, bellissima e sempre elegante.
Il tennis al centro di tutto
Guadagnino gioca con maestria sulla sceneggiatura (impeccabile di Justin Kuritzkes, Past Lives) e dirige le sequenze di tennis facendoci percepire i colpi della pallina sulla racchetta come mai prima d’ora. La sensazione è che prima o poi la palla ci arrivi dritta in faccia. La tensione è sempre elevatissima con un crescendo accentuato dalla colonna sonora di Trent Reznor & Atticus Ross. L’electro-beat è incessante e potente che a tratti si interrompe bruscamente per ripartire accompagnando l’azione.
Il film inizia con il match finale di un torneo in cui vediamo sfidarsi Art e Patrick. Sugli spalti Tashi osserva. Siamo nel 2019 in agosto. La storia fa un salto indietro di tredici anni per raccontarci di come Art e Patrick trionfarono come coppia nel doppio ad un torneo. I due sono amici di vecchia data, più che fratelli.
La loro vita viene stravolta quando incontrano una tennista magnetica che con veemenza irrompe nelle loro vite, Tashi Duncan. “Non voglio essere una sfasciafamiglie”. Una promessa del tennis femminile senza rivali. Zendaya brilla come mai prima d’ora in Challengers. Il suo personaggio è una supernova carica di professionalità che vuole studiare e non essere brava solo a “tenere la racchetta in mano”. La sua carriera, però, viene stroncata troppo presto da un brutto infortunio al ginocchio. Questo la porterà a fare da allenatore ad Art. Non è l’unica a brillare l’attrice di Dune, perché il merito della bellezza del film sta anche ai comprimari maschili. Sia Mike Faist che Josh O’ Connor sono sopra le righe per tre interpretazioni perfettamente bilanciate.
Guadagnino gioca con la sessualità
Se sul campo da tennis i due contendenti si giocano la possibilità di avere il numero di telefono di Tashi, dietro la macchina da presa, il regista gioca la sua partita. Primissimi piani, dettagli sul sudore e inquadrature che giocano sul cambio di prospettiva di questo triangolo amoroso. In tutto questo, Guadagnino gioca con la sessualità e sensualità dei protagonisti. Si attraggono tra loro, attraggono il pubblico, ma senza suscitare un vero e proprio tifo come tra gli spalti.
Tashi Duncan è alimentata da talento e intensità. E quando la percepisce nel modo in cui le persone si avvicinano all’amore e al desiderio, l’intensità diventa un vantaggio per lei, anche se non sa chi ne emerge e chi ne è sopraffatto. Assistere al gioco tra gli estremi può essere affascinante. E osservare una persona esercitare il suo potere è seducente.
Challengers parla di tre ragazzi che trascorrono gran parte della loro giovinezza insieme. Poi, da adulti ritrovano le persone del passato e le cose si fanno confuse. La vita è disordinata e ricca di complicazioni. Alla fine a vincere è il tennis.
Uno scambio di sguardi
Il tennis è usato come metafora del potere e delle dinamiche tra persone che si appoggiano l’un l’altra, forse un po’ troppo. Il regista osa sempre di più verso il finale con l’utilizzo di soggettive sposandosi tra i tre protagonisti. In questo modo ci regala delle sequenze di tennis mai viste prima d’ora. Il culmine si raggiunge in uno scambio di battute dove la prima persona è proprio data alla pallina da tennis. Challengers è un gioco di sguardi tra Art, Patrick e Tisha. Una palla di fuoco che rimbalza da uno sguardo all’altro. Mentre noi osserviamo da fuori e sentiamo crescere la tensione e l’adrenalina.
La storia fa avanti e indietro nel tempo con distanze sempre più ravvicinate. Si arriva al tie-break della sfida che da l’inizio al film. Guadagnino rallenta, va veloce, sfrutta al massimo le musiche di Trent Reznor, fino a sfociare in un sorriso finale. Un sorriso così sincero e ricco d’amore tra amici. Amore per questo film, per il cinema, quello che il regista prova per la settima arte, e noi con lui.
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