L’importanza di chiamarsi Christian. Debutta venerdì 28 gennaio la novità targata Sky Original, a tutti gli effetti la prima serie supereroistica del panorama italiano. Christian (Edoardo Pesce, antieroe recidivo di Sky dopo l’esperienza di Romanzo criminale – La serie) è un picchiatore che lavora per Livio (Giordano De Plano), il boss criminale della città-palazzo, il Corviale di Roma.
Menare le mani è l’unico merito riconosciuto a Christian. Dal canto suo vorrebbe una vita diversa, ma è convinto che per lui questa possibilità non esista. Fino a quando sulle sue mani appaiono le stigmate. Da quel momento Christian, dotato di poteri miracolosi, si ritrova a fare i conti con una vocazione onerosa: infondere speranza negli abitanti della città-palazzo.
La serie in sei episodi diretta da Stefano Lodovichi (già regista delle serie Il Cacciatore con Francesco Montanari, altra vecchia conoscenza di Romanzo Criminale) e tratto un cortometraggio di Roberto Saku Cinardi, con Gabriele Mainetti in veste di attore è liberamente ispirata a Stigmate, la graphic novel di Claudio Piersanti e Lorenzo Mattotti.
Sebbene ammicchi ad un’altra celebre produzione Sky, Il Miracolo di Niccolò Ammaniti, Christian è più vicina nel tono e nella visione a Lo chiamavano JEEG Robot, il film diretto da quello Mainetti protagonista del corto da cui è nata l’idea per la serie tv Sky.
Non a caso, ad accomunare Christian e JEEG Robot è la produzione di Lucky Red. Un’operazione rischiosa, quella di realizzare in Italia una serie sui supereroi. Il pubblico italiano si è sempre dimostrato piuttosto reticente ad accogliere serie nostrane paranormali. Lo hanno dimostrato gli esperimenti poco fortunati realizzati nell’ultimo decennio, da Il tredicesimo apostolo di Mediaset a Curon su Netflix.
Eppure Christian funziona. In parte per il coraggio di “gettare il cuore oltre l’ostacolo”, come ha affermato Sonia Rovai, a capo delle produzioni scripted di Sky Studios. Soprattutto perché propone, mantenendo una cifra stilistica considerevole, un prodotto in grado di coniugare pop e pulp, sacro e profano, Marvel e Dogman, a dimostrazione che la lezione di Gomorra di sovvertire le aspettative del pubblico resta il canone delle serie Sky.
C’è molto di Gomorra, in Christian. Dai corridoi della città-palazzo che ricordano quelli delle Vele di Scampia alla trama crime, in questa serie ci sono elementi che ancorano l’attenzione di chi si sente orfano di Genny e Ciro. Christian riesce ad andare oltre: introdurre un gruppo di protagonisti complessi, non scontati e ben costruiti che il pubblico accoglie facilmente.
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La serie non pone chi guarda di fronte al dilemma tra fede e scienza, come è accaduto con Il Miracolo. Christian non ci chiede se crediamo in lui: noi lo facciamo dal momento in cui lo conosciamo per la prima volta mentre discetta di ciambelle.
“Sono contrario ai dogmi,” afferma Edoardo Pesce nel corso della sua intervista a Tvserial.it. “Sebbene io abbia ricevuto un’educazione cattolica, penso che con la religione si rischi di diventare un po’ come le tifoserie calcistiche” dice. L’importante è mantenere una propria spiritualità, secondo Pesce: “C’è chi la trova pregando e chi cucinando, l’importante è mettersi in contatto”.
Ci sono aspetti più riusciti di altri, o meglio, di cui si avrebbe potuto fare a meno. La trama dell’emissario Vaticano incaricato di indagare su Christian che ha il volto di Claudio Santamaria (altro nesso tra JEEG Robot e Christian), per esempio, aggiunge ben poco alla mitologia della serie. Il risultato complessivo non è da poco.
Christian è anche una metafora di come le nostre fragilità possano diventare i nostri maggiori punti di forza. Il protagonista titolare impara che avere persone che credono in lui è irrilevante, se non è lui il primo a credere in sé stesso.
Soltanto quando sarà in grado di abbracciare il culto che si sta assiepando attorno a lui, Christian troverà il coraggio per affrontare la minaccia che incombe su chi vive alla città-palazzo. “Come in ogni lavoro, anche Christian mi ha insegnato ad espormi maggiormente e ad imparare a mostrare le mie vulnerabilità” afferma Edoardo Pesce.
Il potere speciale di Christian, in fondo, è la capacità di rappresentare l’ideale di una vita migliore per i residenti oppressi ed emarginati della città-palazzo. La speranza è un miracolo quotidiano? “Non del tutto,” sostiene Pesce: “È importante crederci, ma è ancora più importante credere in noi stessi. Siamo noi gli artefici del nostro destino”.
In apertura di post il video integrale con il racconto di Edoardo Pesce riguardo all’esperienza di Christian, dal 28 gennaio in onda su Sky Atlantic e in streaming su Now.
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