Come finisce Esterno Notte?
Come finisce Esterno Notte? La fine di Aldo Moro è nota a molti, eppure la serie tv firmata da Marco Bellocchio con Fabrizio Gifuni ce la racconta in maniera inedita, provocatoria e a tratti grottesca.
Parliamo di quei cinquantacinque giorni dall’evitabile tragico epilogo che lasciarono l’Italia tutta col fiato sospeso. Un periodo di tempo sufficiente per portare gli italiani a stancarsi di preghiere, appelli e false trattative.
Il tutto scandito da una timida e ingenua speranza che inizia pian piano a staccarsi da quegli uomini e da quelle donne sfiduciati da uno Stato che avrebbe potuto, ma non ha osato, impedire una morte annunciata. Nulla doveva cambiare, non solo nella politica, ma soprattutto nella mente degli italiani.
Lo scopo di Bellocchio è proprio quello di ripercorre l’Esterno di quei giorni, partendo dalla quotidianità di Aldo Moro impegnato nella realizzazione del suo “compromesso storico“, e proseguendo con le reazioni di chi gli stava attorno.
Prime tra tutti, quelle del neo ministro degli Interni Francesco Cossiga (interpretato da Fausto Russo Alesi), passando poi per il suo amico Papa Paolo IV (interpretato da Toni Servillo) e gli stessi brigatisti pronti a tutto pur di abbracciare la loro causa rivoluzionaria.
Nascosta in un angolo di confessionale troviamo anche la dolce Noretta (interpretata da Margherita Buy), disillusa moglie di Moro incredula dinanzi all’immobilismo dei politici, uomini glaciali ma cristiani, e impotente dinanzi all’ineluttabilità dei brigatisti in attesa di un “semplice” accordo. Fuori la lotta armata incalza, mentre dentro, nella notte, Aldo Moro è sempre più solo.
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Esterno Notte spiegazione del finale
Esterno Notte si conclude con il sesto e ultimo episodio dal titolo “La fine“. Eppure, scavando nel profondo di questa parola, troviamo un significato molto più sottile e oscuro utilizzato da Bellocchio per definire, forse, proprio la fine di una messa in scena. Uno spettacolo interpretato da preti, professori, maghi, politici e brigatisti, tutti attori impegnati sul set di un istant-movie dedicato al rapimento dell’onorevole Moro.
Stanno tutti recitando, anche il giovane sacerdote che in gran segreto viene portato dai brigatisti nel covo di via Montalcini dove è tenuto prigioniero l’onorevole. Quest’ultimo sa perfettamente che la fine è ormai è vicina, e che a niente serviranno le parole di falso sostegno e fuori luogo di quel prete che continua a parlare di amici e speranza dopo cinquantacinque giorni di tentativi andati a vuoto.
Proprio per questo il Presidente della DC è stanco e non ci sta, interrompendo finalmente questa commedia. Moro confessa di provare, forse per la prima volta in vita sua, un odio feroce per tutti quegli “amici” di partito, in primis Andreotti (interpretato da Fabrizio Contri). Si tratta di un sentimento misto a rabbia e delusione che gli permette di rimanere un vigile spettatore. Intanto quel sacerdote, con un sorriso debole ma costante sulla faccia, lo assolve dai suoi “peccati” e gli dà la comunione. Sipario.
Il 9 maggio 1978 Moro viene ritrovato senza vita nel bagagliaio di una Renault 4 rossa parcheggiata in via Caetani. Possono tutti smettere di recitare, Andreotti, Zaccagnini, Cossiga, Pieczcenik e lo Stato tutto. La recita è finita.
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