Esterno Notte: intervista a Fabrizio Gifuni (Aldo Moro)
Debutta lunedì 14 novembre 2022 Esterno Notte: in questa intervista a Fabrizio Gifuni, l’interprete di Aldo Moro, andiamo in profondità di questa serie evento che racconta i cinquantacinque giorni di sequestro del menzionato Moro. Dopo Buongiorno notte, Marco Bellocchio dirige Esterno Notte, tornando così sul caso Moro. È occasione per lui di sperimentare per la prima volta la serialità. A differenza di un lungometraggio, una serie televisiva consente di indagare in modo più incisivo. Grazie a un arco temporale maggiore, la molteplicità dei punti di vista dei protagonisti di un evento possono essere esplorati. In questa circostanza si tratta di una tragedia che ha segnato la Storia del nostro Paese.
Trovi il video con l’intervista completa a Fabrizio Gifuni (Aldo Moro) all’inizio di questo articolo.
Moro nei giorni del suo sequestro lascia trasparire “l’intero arcobaleno delle pulsioni umane”
Nel secondo episodio di Esterno Notte – come ripercorriamo in questa intervista a Fabrizio Gifuni, nel corso dell’incontro con il suo prete, Moro parla di odio. É un sentimento che non gli appartiene. Si tratta altresì di un aspetto decisamente umano. Così Fabrizio Gifuni, l’attore che dà il volto e la voce ad Aldo Moro in Esterno Notte commenta l’esternazione di questo stato d’animo: “Io credo che Moro durante quei 55 giorni metta in campo l’intero arcobaleno delle pulsioni umane e un essere umano è fatto anche di risentimento.”
Del resto non possiamo dimenticare che “Moro subì una grande offesa, un’offesa fortissima che patì in quei 55 giorni. Essere abbandonato, essere lasciato solo, essere condannato a una morte incomprensibile.” Proprio l’essenza di questa morte – comprensibilmente e giustamente – gli dà il tormento. In Moro emerge un potente “attaccamento alla vita, il cercare di salvare la propria vita”. Pur essendo “qualcosa di assolutamente naturale”, persino tale desiderio “gli fu rimproverato”.
Per noi, oggi, Esterno Notte – come racconta in questa intervista Fabrizio Gifuni – è un’occasione. In questa serie c’è “la possibilità di intravedere Moro durante questi 55 giorni”, vale a dire “anche avere la possibilità di vedere più facce di una stessa figura.” Ad esempio, al suo aspetto di padre e di marito.
Perché Moro non può rassegnarsi a quella condanna da nessun punto di vista
Moro non si rassegna a morire, specialmente perché non gli si prospetta una morte naturale. “Cosa c’è di folle nel non voler morire?”, chiede al suo prete. “È una domanda retorica che, in quel momento, Moro è costretto a farsi perché gli viene rimproverata la non accettazione di questa condanna”, spiega Fabrizio Gifuni, che con Esterno Notte è entrato nel vivo di momenti drammatici della vita di quest’uomo.
Aldo Moro “non può rassegnarsi a quella condanna né dal punto di vista umano né dal punto di vista politico” e le ragioni sono tante. La prima è che la percepisce come ingiusta. Di fatti “la famosa linea della fermezza che è – come dire – una linea politica su cui si è tanto discusso avrebbe un valore reale se fosse stata applicata a tutti”. Tuttavia, lui “sa perfettamente che non era stata applicata per nessuno fino a quel momento e noi sappiamo oggi che non sarà applicata per nessuno dopo la morte di Moro.” Di conseguenza, percepisce “questa morte come una morte profondamente ingiusta.”
La seconda ragione risiede, come già accennato, nel “non rassegnarsi a morire: un essere umano desidera vivere, a meno che non abbia deciso lui stesso di porre fine alla propria vita”. Come si può rimproverargli l’attaccamento alla vita che “è un attaccamento naturale, istintivo, forte, legittimo?”.
A noi non resta che ripercorrere la sua storia, confidando nel fatto che la Storia faccia tesoro dei suoi errori.
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