Lo stavolo, significato della parola usata in Fiori sopra l’inferno
È un successo Fiori sopra l’inferno, la nuova serie tv, coprodotta da Rai Fiction con Publispei – la casa di produzione presieduta da Verdiana Bixio – tratta dal romanzo di Ilaria Tuti, pubblicato da Longanesi e tra i successi editoriali degli ultimi anni, che ha scalato tutte le classifiche di vendita con tre edizioni in una settimana. La serie ha esordito lunedì 13 febbraio su Rai 1 e ha conquistato il pubblico televisivo che ha premiato la nuova fiction con protagonista Elena Sofia Ricci – salita anche sul palco di Sanremo 2023 per presentare il progetto – dopo l’addio a Che Dio Ci Aiuti.
La serie è un thriller ambientato a Travenì, un piccolo paesino delle Dolomiti friulane, che vede protagonista il commissario di Polizia Teresa Battaglia (Elena Sofia Ricci), esperta di profilazione, un personaggio femminile complesso e contraddittorio proprio come i boschi misteriosi, silenziosi e innevati in cui la storia si sviluppa. Nel corso dei primi due episodi i personaggi adoperano la parola “stavolo” (pronunciata con l’accento acuto sulla ‘a’).
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Che cosa significa? Chi non è pratico del Friuli-Venezia Giulia probabilmente non sa di che cosa si tratti. Il termine viene adoperato per riferirsi ad una costruzione di tipo rurale nella quale ci si può imbattere in montagna. Le zone in cui possiamo trovare degli stavoli sono quelle della Carnia e del Canal del Ferro. La parola ha origine latina, infatti da “stabulum” deriva anche la parola ‘stalla’. La pertinenza è quella del luogo dove gli animali domestici potessero trovare riparo.
Lo scopo dello stavolo – dapprima in legno, successivamente costruito prevalentemente in pietra – era di offrire un luogo dove il pastore con i suoi animali (ovini, caprini, equini e bovini) potesse trovare rifugio qualora, durante il pascolo, avesse necessità di avere un tetto sopra la testa in caso di maltempo. Il loro utilizzo – che spesso ricomprendeva anche la conservazione del fieno – è stato diffuso fino all’inizio del Novecento. Spesso questo tipo di costruzione – che quasi sempre era concepita come un’unico edificio, ma esistono stavoli eretti vicini – prevedeva due piani: il primo per gli animali e il secondo per la persona che li accompagnava.
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