Hellbound, il finale della serie
Hellbound finale: la spiegazione. Giunge al capolinea la prima stagione della serie distopica coreana tratta dal webtoon omonimo. Ecco tutto quello che succede nel sesto e ultimo episodio.
ATTENZIONE: quello che segue è la spiegazione integrale del finale della prima stagione di Hellbound e include grossi spoiler su tutto quello che succede. Se non avete ancora concluso la visione della prima stagione o non volete guastarvi le sorprese, vi consigliamo di non proseguire la lettura. Se invece volete scoprire il finale di Hellbound, qui troverete tutta la trama completa.
I morti camminano! Nel finale della prima stagione di Hellbound, tutto cambia quando un evento di proporzioni bibliche – stavolta è proprio il caso di dirlo – stravolge la mitologia della serie. È tra le rovine dell’edificio della Nuova Verità che il cadavere di Park Jeong-ja (Kim Shin-rock), carbonizzato dopo essere stato martoriato dalle creature ultraterrene nel terzo episodio, ritorna ad essere coperto di carne. Park è risorta nell’esatto luogo in cui la vita le fu tolta da quelli che la Nuova Verità considera gli emissari di Dio.
La prima persona ad essere pubblicamente giustiziata dall’entità sovrannaturali è ritornata alla vita. Proprio Park, colei che aveva acconsentito a trasmettere pubblicamente la propria morte. Perché lo fece? La Nuova Verità le aveva promesso tre miliardi di won sudcoreani, qualora avesse deciso di accettare la loro offerta. Quei soldi le avrebbero permesso di garantire ai figli una vita migliore. Park è talmente risoluta nella sua scelta, al netto della consapevolezza che la sua condanna sarebbe stata compiuta nell’arco di tre giorni, da voler spedire i due figli lontano da occhi indiscreti, in Canada, dove potranno essere protetti dalla sofferenza di vedere loro madre trucidata in diretta televisiva.
Nessuno merita una morte così atroce come quella che le creature ultraterrene infliggono alle loro vittime. Con il progredire del racconto, appare chiaro che nessun personaggio – né tantomeno la povera Park Jeong-ja – può davvero aver commesso delle crudeltà tali da giustificare una pena così micidiale. Inizia così una presa di coscienza, graduale ma inesorabile, che sembra sgretolare il potere accumulato dalla Nuova Verità. È davvero possibile che siano tutte peccatrici, le vittime di quei mostri in grado di apparire e svanire dal nulla?
Le faccende terrene riguardano soltanto gli esseri umani, come afferma il tassista che Min Hye-jin (Kim Hyun-joo) incontra verso la fine dell’episodio. Non bisognerebbe richiedere – o attendere – l’intervento divino per risolvere le questioni di questo mondo. Del resto, le creature grigie non sembrano avere portato a termine un disegno divino, giacché il figlio del produttore Bae Youngjae (Park Jeong-min) e di sua moglie Song So-hyun (Won Jin-ah) è sopravvissuto al loro attacco. C’è di più: il piccolo è vivo grazie al loro sacrificio.
Quando i suoi genitori hanno fatto da scudo, chiudendosi su di lui in un abbraccio che lo ha protetto dai colpi delle creature ultraterrene, il bambino è scampato alla condanna: non essendo morto, quella che avrebbe dovuto essere la volontà divina non è stata compiuta. Lee Dong-wook (Kim Do-yoon), invece, viene trucidato dai mostri proprio quando cerca, ancora una volta, di attentare alla vita del bambino. Mentre la folla che ha assistito alla scena inizia ad inveire contro Yuji (Ryu Gyeong-soo).
Una vita è stata salvata – quella del figlio di Bae e Song – e due vite sono state sacrificate al suo posto. Inizia a scricchiolare il progetto divino dei mostri, che mostra le sue palesi ingiustizie agli esseri umani. Poiché il sacrificio dei genitori del piccolo è stato duplice, i piatti della bilancia che regolano i pesi dei vivi e dei morti vanno riequilibrati. Ecco che la resurrezione di Park acquisisce un nuovo significato: la dimostrazione che la partita per le anime terrene è ancora aperta.
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