James Badge Dale torna in televisione.
Dopo il ruolo di Chase Edmunds di 24, e quello di Robert Leckie in The Pacific, l’attore veste i panni di Ray Abruzzo in Hightown, la produzione originale STARZPLAY creata da Rebecca Cutter, autrice che ha lavorato a Gotham e The Mentalist, e prodotta da Jerry Bruckheimer (il franchise di C.S.I.) al debutto domenica 17 maggio.
Il thriller in otto episodi pone al centro l’omicidio di una ragazza il cui cadavere è rinvenuto sulla spiaggia da Jackie Quiñones (interpretata da Monica Raymund, qui l’intervista con lei). Progressivamente lo sguardo di Hightown si espande per rivelare la fitta trama di affari e di vite che anima il narcotraffico che ha dato adito ad un’epidemia di oppiacei nella zona di Cape Cod.
Ray Abruzzo, il detective interpretato da James Badge Dale, ha convinto l’attore a rivedere la propria decisione di non prendere più parte ad una serie televisiva a sfondo poliziesco.
A pochi giorni dal debutto della serie, noi di Tvserial.it abbiamo raggiunto telefonicamente James Badge Dale per scoprire com’è stata la sua esperienza con Hightown.
James, come descriveresti a parole tue il personaggio di Ray?
Ray Abruzzo ha un fuoco dentro di sé. Io e Rebecca Cutter [la creatrice, ndr] abbiamo parlato dell’idea che Ray è il tipo di persona che brucia calorie anche rimanendo seduto fermo. E’ sfacciato, irritante, ossessivo, sgradevole… Ma questi sono tutte strategie di adattamento, perché dentro di sé vive un profondo disagio.
Cos’è questo fuoco che lo anima?
Ho passato un po’ di tempo con un’unità della narcotici a Cape Cod, Massachusetts. Le persone tendono a identificarsi con la propria professione, ed è così per Ray che pensa al suo lavoro in ogni istante della sua giornata, e per certi versi posso immedesimarmi in lui sotto questo aspetto.
Ma questo è solo un sintomo della malattia: l’ossessione di Ray con il suo lavoro alla narcotici dice più su di sé e sulla sua personalità rispetto all’effettiva missione di ripulire le strade dalla droga.
Ciò che ho apprezzato di più della scrittura di Rebecca Cutter è che questo aspetto non è spiegato, non viene indagato, è più sfumato e abita in una zona grigia che consente al pubblico di esplorarla alla ricerca di risposte. Penso che questo sia sempre più gratificante rispetto ad avere le domande.
Il focus ricorrente nella serie riguardo la riabilitazione che non è un percorso rettilineo. Come si posiziona il tuo personaggio all’interno di questo?
Sono contento che lo menzioni. Ogni personaggio della serie è trattenuto da qualcosa, un vuoto che cercano di colmare, chi con la droga, chi col sesso. La dipendenza assume diverse forme e ha diversi gradi. Ray non è chiaro dall’esterno quali siano i suoi problemi. Ciascuno cerca di fare il meglio che può.
Quelli di Hightown non sono personaggi danneggiati ma tridimensionali. Cosa ti ha spinto a scegliere questa serie?
Non ho fatto serie televisive per dieci anni [l’ultima fu Rubicon di AMC nel 2010, cancellata dopo una stagione, ndr] ed ero alla ricerca di qualcosa.
Non sapevo di cosa precisamente, ma stavo cercando quel tipo di lavoro di nuovo. Una sola cosa mi era chiara: non volevo tornare a interpretare un poliziotto. Quando poi ho letto la sceneggiatura scritta da Rebecca Cutter, e sono il tipo di persona e di attore che si ossessiona, si appassiona alle cose.
Sviluppo un legame personale con la storia e sento di poter contribuire con qualcosa di mio. Volevo intraprendere questo percorso con queste persone, Rebecca Cutter scrive personaggi tridimensionali e incredibili. Amo poter lavorare in questo mondo ed esplorarlo.
Qual è stata la sfida più grande per entrare nei panni di Ray e come l’hai superata?
La più grande sfida è che non facevo televisione da dieci anni. Mi ero dimenticato la velocità a cui si lavora [in televisione, ndr]. Per quanto riguarda Ray, io e Ray ci siamo avvicinati molto. Quando entri nel profondo di un personaggio, è un periodo temporale molto esteso e hai molto materiale su cui lavorare, molte pagine di copione. Verso la fine delle riprese della stagione, la difficoltà fu separare me stesso da Ray. Ray non è la persona ideale da avere intorno, ma cerco di essere gentile con lui.
Sei riuscito a empatizzare con Ray e le sue scelte?
Assolutamente sì, devi provare empatia per tutti i personaggi che interpreti, a prescindere da quanto cattivi possano essere. Questa è una delle cose più belle della serie: tutti i personaggi hanno dei difetti, eppure si è in grado di empatizzare con loro. Riesco a capire personaggi come Osito [interpretato da Atkins Estimond, ndr] o Frankie [interpretato da Amaury Molasco, ndr] perché sono tridimensionali. A volte si riesce a perdonarsi un po’ di più se si impara a perdonare i propri personaggi.
Com’è stato lavorare con Monica Raymund?
Mi sono divertito molto con Monica. È incredibilmente brillante e un’attrice di talento, essere in sua presenza era un piacere. Il mio personaggio e il suo si trovano in rotta di collisione: la storia di Jackie e quella di Ray sono speculari anche se loro due ne sono ignari. Sono alla ricerca della stessa cosa. La loro relazione è molto bella: è come se fossero due magneti con la stessa carica che si respingono, ma sono uguali.
Pensi che saranno in grado di sviluppare un rapporto sano che consentirà a entrambi di crescere?
Non saprei dire come si evolverà. Ray e Jackie, per quanto non si sopportino, penso che si piacciano molto. Non possono stare lontani, sono davvero fatti l’uno per l’altro. Bisognerà vedere come andrà.
Hightown è una serie che porta sullo schermo temi che sono poco rappresentati attualmente in televisione. Quale ti auguri sia il messaggio che sarà recepito dal pubblico?
E’ parte del motivo per cui ho scelto di fare questa serie. In quanto attori, e so che questo è condiviso anche da Monica, Riley, Shane, Amaury: essere alla ricerca di materiale col quale misurarsi, ma c’è anche la voglia di correre dei rischi dal punto di vista narrativo. Spero che potremo fare luce sull’attuale dilagare dell’abuso di oppiacei, non solo a Cape Cod e negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo. Storie di dipendenza e di riabilitazione come questa devono essere raccontate, ascoltate e viste, in questo momento. Come ho detto, amo poter lavorare ogni giorno su materiali come questo.
Com’è stato girare a Provincetown?
Amo Provincetown. Anche io vivevo in una piccola città di pescatori simile a quella. Cape Cod e Provincetown sono molto particolari, come tutte le città marittime del nord-est americano. Le persone sono state molto accoglienti e sono stato molto grato all’opportunità di recarci in loco e usare quei posti bellissimi come location per girare.
Ti sei portato a casa un ricordo dal set di Ray?
Non l’ho mai fatto! Quando finisco di interpretare un personaggio, preferisco lasciare il lavoro lì dov’è!
Che serie tv stai guardando in questo momento durante la quarantena?
Come tutti, ho visto Tiger King e poi mi sono sentito così sporco e penso di non aver visto altro. Mi è dispiaciuto così tanto per le tigri e gli animali. A dire il vero durante questi giorni cerco di passare il tempo allenandomi e mantenendomi in forma.
Alla fine della prima stagione, sei riuscito a trovare delle risposte sui misteri di Ray?
No, sono ancora alla ricerca. Dirò la verità, se facessimo una stagione 2 sarei entusiasta ma anche spaventato all’idea che che cosa potrei trovarvi. Ma questo è anche un ottimo punto di partenza.
Qual è stata la lezione più importante che hai imparato portando in scena Ray?
Essere più gentile nei confronti delle persone (Ride).
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