House of the Dragon, le parole di Viserys e la fine di Lucerys
Nel decimo episodio di House of the Dragon – l’ultimo della prima stagione – le parole del re Viserys riecheggiano lungo il triste epilogo di Lucerys e Arrax. Vediamo di che cosa tratta. Innanzitutto è bene compiere un salto indietro al primo episodio della serie, quando Viserys mette in guardia la figlia Rhaenyra sulla natura mutevole e imprevedibile del controllo che i Targaryen esercitano sui draghi.
“Tutti dicono che i Targaryen sono più vicini agli Dei che agli uomini, ma lo dicono per via dei nostri draghi. Senza di loro, noi siamo come tutti gli altri,” dice Rhaenyra al padre Viserys di fronte all’altare su cui giace il teschio di Balerion. Con queste parole, la principessa dà prova di non dimenticare mai la sua mortalità, ma non soltanto. Rhaenyra è consapevole di quanto il potere possa dare alla testa ai Targaryen, ed è proprio quella minaccia l’unica che rischia di portare alla rovina della casata. Il discorso si riallaccia alla profezia di Aegon il Conquistatore, conosciuta come il Canto del Ghiaccio e del Fuoco.
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Tornando alle parole di Viserys, il sovrano si assicura che la figlia Rhaenyra abbia ben chiari i limiti della presunta onnipotenza dei Targaryen. “L’idea che noi possiamo controllare i draghi non è altro che un’illusione. I draghi sono un potere con cui l’uomo non avrebbe mai dovuto scherzare. Un potere che ha portato Valyria alla sua rovina. Se non badiamo alla nostra storia, essa farà lo stesso con noi” dice Viserys. Il re fa riferimento al Disastro di Valyria, il cataclisma che portò alla caduta dell’impero valyriano e alla devastazione dell’omonima penisola. Nel disastro perirono tutti i draghi ad eccezione di quelli cavalcati dai Targaryen. Le parole di Viserys sembrano suggerire che nel Disastro – provocato da una serie di eruzioni vulcaniche – ebbero un ruolo anche i draghi come conseguenza dell’hubris degli uomini del tempo.
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Ad ogni modo, il re Viserys dice chiaramente una cosa che Rhaenyra e tutti i Targaryen debbono tenere bene a mente: i draghi sono addestrati, ma non sono – e non saranno mai – mansueti. Il loro rispondere ai comandi non è scontato, giacché sono creature possenti che dispongono di una volontà tutta loro. Ne danno prova dapprima Arrax, sputando fuoco, e successivamente Vhagar, il quale si lancia all’inseguimento di Lucerys e della sua cavalcatura, uccidendoli di lì a poco. Quello che per Aemond era iniziato come un inseguimento che – a giudicare dall’espressione dipinta successivamente sul suo volto – non voleva avere conseguenze così catastrofiche si conclude con uno spargimento doloroso di sangue.
Vhagar non ha ubbidito agli ordini di Aemond e ha agito di testa propria, vendicandosi della provocazione di Arrax così come quest’ultimo lo aveva attaccato senza ascoltare i comandi di Lucerys. Il giovane principe Velaryon è rimasto fedele fino all’ultimo al giuramento prestato alla madre: a Capo Tempesta si era presentato da emissario e non avrebbe combattuto. Arrax, invece, era di tutt’altro avviso.
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