I Fantastici 5, gli attori sono veramente persone con disabilità?
“I protagonisti de I Fantastici 5 sono veramente disabili”, questa è la domanda più ricercata su Google dopo l’uscita della nuova serie tv con protagonista Raoul Bova, realizzata da Lux Vide, società di gruppo Fremantle, e prodotta da Matilde e Luca Bernabei.
La storia di Riccardo (Bova), ex allenatore olimpico che accetta la sfida di allenare dei campioni paralimpici, ha sin da subito attirato l’attenzione dei fan, i quali si sono chiesti se i protagonisti al centro di questo racconto avessero davvero delle disabilità.
Tra di loro incontriamo la giovane Greta (Nina Rima), ragazza amputata e con una protesi alla gamba sinistra, Christian (Vittorio Magazzù), in sedia a rotelle, ed Elia (Enea Barozzi) con difficoltà neuronali legate al movimento. Marzia (Fiorenza D’Antonio), invece, è una ragazza cieca, mentre Laura (Chiara Bordi) è anche lei amputata a una gamba.
Per rispondere quindi alla domanda dei fan, se gli attori de I Fantastici 5 convivono con vere disabilità o meno, è prima necessario chiarire un aspetto molto importante di questa storia, come la differenza tra rappresentanza e rappresentazione, punti fondamentali per capire al meglio l’intento di una produzione come I Fantastici 5.
Alla luce della coraggiosa tematica affrontata dalla fiction, è giusto che un messaggio di coraggio, passione e difficoltà come questo sia restituito a tutte le persone – dietro e davanti la telecamera – di cui questo racconto parla, venendo quindi portato in scena anche da persone con reali disabilità.
Come nel caso della giovane Chiara Bordi, attrice e modella che nella vita vera ha vissuto un incidente simile a quello del suo personaggio che le ha causato una disabilità, venendo amputata a una gamba. Ma anche Nina Rima, l’interprete di Greta, è una nota influencer amputata e con una protesi alla gamba sinistra. Non tutti gli interpreti della serie, però, presentano le stesse disabilità dei loro personaggi nella vita reale.
I Fantastici 5, cos’è l’abilismo?
Lasciamo da parte il mondo della rappresentanza per parlare di rappresentazione con, ad esempio, la storyline del personaggio interpretato da Vittorio Magazzù (Rosy Abate – La serie), Christian Belli, ruolo ispirato all’atleta paralimpico nuotatore Manuel Bortuzzo. A questo punto, però, è necessario stare attenti a discernere tra rappresentanza/rappresentazione autentica, e una certa curiosità che trasuda abilismo.
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Proprio nella rappresentazione di una categoria, in questo caso di atleti con disabilità, le persone con corpi abili – o conformi – vengono come prese dall’ossessione per le persone con disabilità. Si tratta a tutti gli effetti di un un problema sistemico che rientra nell’abilismo.
Parliamo di quella discriminazione nei confronti delle persone con disabilità nata dal presupposto che tutti dovrebbero avere un corpo perfetto e positivo. Alla luce di questa visione scorretta e limitata che si manifesta a tutti i livelli della società, la disabilità è quindi vista come un vero e proprio difetto, qualcosa di sbagliato, negativo e fuori norma rispetto a un corpo senza alcuna disabilità.
Ed è per questo motivo che una storia come I Fantastici 5 tende invece a “normalizzare” e a superare lo stigma dell’abilismo con storie di atleti paralimpici che hanno gli stessi diritti degli altri atleti di correre, gareggiare, avere successo e trionfare senza essere discriminati, attaccati e insultati per la loro disabilità, un aspetto della varietà umana, non uno sbaglio.
Il monologo di Chiara Bordi a “Le iene”
“Io ho accettato il mio corpo, ma spesso sono stati gli altri a mettermi i bastoni fra le ruote“, queste le parole rilasciate da Chiara Bordi in occasione del suo toccante monologo nella trasmissione Le Iene. Qui l’attrice de I Fantastici 5 parla del suo vero incidente, e di tutte le conseguenze fisiche e psicologiche che ha dovuto e continua a subire a distanza di tanti anni. Ecco le sue parole:
“Stavo per compiere 13 anni quando un incidente mia ha portato all’amputazione di una gamba. Qualcuno di voi penserà ‘Poverina’, ma vi prego di non farlo. Io ho accettato il mio corpo, ma spesso sono stati gli altri a mettermi i bastoni fra le ruote.
continua a leggere dopo la pubblicitàQuando iniziavo a guardarmi allo specchio con orgoglio, arrivava sempre qualcuno che mi diceva: ‘Che bella che sei, nemmeno si vede che hai una protesi’. Come se il fatto che la mia disabilità non si vedesse fosse un complimento. Mentre mi confrontavo alla pari, c’era sempre qualcuno pronto a guardarmi con pietà. Come se utilizzare una protesi fosse una condanna e non semplicemente un altro modo per muoversi nel mondo.
Quando ho iniziato a recitare, nelle interviste si finiva sempre a parlare di quello. E io mi chiedevo: ‘Ma le mie capacità vengono viste? Quando ho raggiunto dei traguardi, c’è stato spesso qualcuno pronto a dire: ‘Che brava che sei arrivata fin qui, io al posto tuo mi sarei buttato dal balcone’. Come se avere una disabilità fosse peggio di morire…”.
Con queste parole Chiara Bordi invita gli spettatori a combattere questa violenza chiamata, appunto, abilismo, un pensiero terribile tanto quanto il sessismo, l’omolesbobitransfobia e il razzismo.
“È lo stigma per cui la disabilità è vista come un difetto e non come un aspetto della varietà umana. Tutti lo abbiamo interiorizzato, io compresa, ed è compito di tutti demolirlo. Io credo che ci sia una domanda chiave che può essere utile: Mi comporterei allo stesso modo con una persona non disabile? Se la risposta è no, è un problema. Mi chiamo Chiara e tra le varie caratteristiche che ho, ho una protesi. Spero stasera di avervi fatto riflettere”.
Elena dice
Io sono sorda. Ho il 70% di perdita dell’udito. Senza apparecchi potrebbe arrivarmi un’astronave in testa e nona sentirei.
Ebbene, sono bilingue italobritannica dall’età di 7 anni – ho la pronuncia e la competenza linguistica di un madrelingua – e parlo e insegno francese e spagnolo.
Chi è il disabile…? Io no di sicuro.
Elena dice
Errata corrige
*non la sentirei