Il mio amico Robot, il film di Pablo Berger candidato all’Oscar
Il candidato all’Oscar come miglior film d’animazione Il mio amico Robot arriva in sala il prossimo 4 aprile, scritto e diretto da Pablo Berger. Il regista spagnolo ci regala una pellicola commovente, agrodolce in una New York anni ‘80.
Una storia d’amicizia, d’amore tra una cane e un robot in cui l’empatia, i sentimenti esplodono attraverso le immagini, i suoni e la musica. Il tutto senza dialoghi. Qui sta la magia di Berger nel rendere filmica una storia che parla grazie ad un’animazione 2D che segna il suo esordio in questa tecnica.
DOG vive a Manhattan e, stanco di stare sempre solo, si costruisce un robot. Sulle note degli Earth, Wind and Fire e della travolgente musica newyorkese degli anni Ottanta, la loro amicizia sboccia e si fa sempre più profonda. Finché una sera d’estate DOG si trova costretto ad abbandonare ROBOT sulla spiaggia. Riusciranno i due amici a ritrovarsi?
Il mio amico Robot è tratto da una graphic novel, Robots, di Sara Varon. Dall’opera originale Berger ha trasportato tre fattori: si ride, si piange e si riflette sull’amicizia.
La storia di DOG (letteralmente il suo nome sul citofono di casa) parte dalla solitudine e dalla difficoltà di fare amicizie. Una volta trovato un amico con cui condividere ogni cosa, arriva il giorno dell’abbandono di ROBOT sulla spiaggia. In quella scena e in alcuna successive, il dolore e la paura della perdita sono empatici a livelli estremi. Il film ha questa capacità di darti un senso di leggerezza e spensieratezza che ti abbassa le barriere. Poi, torna a darti un pugno nello stomaco, si torna alla realtà. Quando realizzi che siamo in un momento onirico, inizia a salire un bruciore dalla bocca dello stomaco che si trasforma in pianto. In Robot Dreams non c’è rimpianto e la nostalgia può trasformasi in memoria. Una parte di noi a cui attingere per ricordare momenti felici.
Lo stile dell’animazione in Il mio amico robot è composto da linee chiare e continue, colori precisi che caratterizzano questa New York abitata da animali antropomorfi. Un misto tra Zootropolis e Bojack Hourseman per la realtà e connessione con la vita vera.
In generale, i riferimenti e gli easter egg non mancano. Dal Mago di Oz, alla mascotte dei Mondiali dell’82. Il tempo passa, e dopo il tragico abbandono di ROBOT sulla spiaggia, DOG prova ad andare avanti con la sua vita e farsi nuovi amici aspettando che la spiaggia riapra, ma il pensiero torna sempre a quel giorno. ROBOT, invece, bloccato, immobile sogna mondi possibili e immaginabili.
Il mio amico robot può essere definito un film muto. Per citare i grandi nomi della storia del cinema come Charlie Chaplin o Buster Keaton, il lavoro di Berger va a riprendere la saggezza e l’umorismo di questi maestri del genere. La mancanza di dialoghi è semplicemente perfetta così come è. Se vogliamo restare nell’animazione contemporanea, l’accostamento è immediato a Il mio vicino Totoro o La tartaruga rossa Michaël Dudok de Witt per l’assenza di dialoghi. Non servono parole per esprimere certe emozioni, ma bastano le espressioni e soprattutto la musica. (Usciti dalla sala fischiettere Earth, Wind and Fire).
Yuko Harami, music editor di tutti i lavori di Pablo Berger, ha realizzato una omogeneità emotiva unica con le sue scelte musicali. Alfonso de Vilallonga ha composto la colonna sonora – anche lui già nel team di Berger – con melodie delicate, ritmi jazz e suoni urbani newyorkesi. Una giungla di suoni e di generi per immergersi nel caos della Grande Mela.
Il mio amico Robot parla del passato, ma si rivolge all’oggi. Il regista ha confessato di avere sempre avuto come riferimento lo Studio Ghibli di Hayao Miyazak e soprattutto Isao Takahata. Berger ha voluto puntare molto sugli sguardi dei suoi protagonisti. Gli animatori hanno realizzato un lavoro emotivo sui personaggi, diventando la chiave principale per trasmettere frame dopo frame l’espressività umana di questa storia paragonabile al ricordo di una persona a cui hai voluto bene.
In Il mio amico Robot non solo non ci sono dialoghi, ma anche le persone. Due elementi di cui non sentirete per nulla la mancanza.
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