Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim, recensione del film d’animazione
Il fascino per l’animazione giapponese ha colpito anche il mondo di Tolkien e il prossimo 1°gennaio arriva al cinema il film Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim con Warner. Bros Italia. Un prequel ambientato circa 200 anni prima della trilogia di Peter Jackson che esplora Rohan, focalizzandosi sulla figura di Helm Mandimartello (colui da cui deriva il nome del Fosso di Helm) e sua figlia Hèra. Helm (doppiato da Brian Cox) è il nono re di Rohan, ultimo della sua stirpe.
Il regista giapponese Kenji Kamiyama e gli sceneggiatori hanno lavorato a partire dell’Appendice dei romanzi. Una storia in cui ci sono tanti personaggi maschili e una giovane donna senza nome. La sceneggiatrice Phoebe Gittins è stata attratta da colei che sarebbe diventata Hèra, doppiata da Gaia Wise. Un personaggio che ricorda le classiche eroine de Il Signore degli Anelli come Arwen, Eowyn o Tauriel.
Ma come è il film Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim? Una trasposizione animata in stile giapponese di una saga epica come questa poteva essere molto attrattiva. Oggi, anime come Demon Slayer fanno record di streaming mondiali. Un altro lavoro che va a spremere il mondo di Tolkien dopo la serie tv (confermata per una terza stagione) e il prossimo film in arrivo The Lord of the Rings: The Hunt for Gollum. La guerra dei Rohirrim vuole essere una storia di emancipazione femminile, in opposizione ai ruoli dominanti maschili tipica di genere.
Tratto dall’appendice de Il Ritorno del Re di Tolkien, La guerra dei Rohirrim ci porta quasi due secoli prima che Frodo e Gollum lottassero per un anello. Miranda Otto, Éowyn, torna in veste di narratore per raccontare la storia del suo antenato Helm Mandimartello.
Mentre più volte viene ribadito che Gondor si fare i fatti suoi, la pace a Rohan è minacciata quando un signore rivale del re, Freca, propone un matrimonio tra suo figlio Wulf e Hèra. Helm è contrario e tra i due signori si scatena una rissa che porta ad un nefasto avvenimento. Wulf, ex-amico di infanzia di Hèra, dopo essere stato esiliato, porterà avanti per tutta la vita, la voglia di vendetta contro un affronto e un rifiuto subito. Nel mentre, Hèra si fa largo tra tutti gli uomini privilegiati che parlano e decidono per lei. Hèra vuole combattere, me le viene sempre impedito e di farsi da parte. Il padre autoritario ignora i suoi consigli e Wulf, figura tossica e violenta.
Questi uomini scatenano la guerra che vede il popolo di Rohan rifugiarsi in una fortezza nella montagna, lo stesso luogo che i fan conosceranno come Fosso di Helm. È lì che Hèra aspetta la fine dell’inverno. Gli uomini della sua famiglia cadono uno a uno prima che lei abbia il suo momento per brandire spada e scudo, riecheggiando l’arco narrativo del suo discendente Éowyn.
Un potenziale sprecato
Sebbene nostalgicamente attraente, l’animazione disegnata a mano del film a volte manca di fluidità, lasciando gli spettatori desiderosi della qualità immersiva della moderna CGI. Quando si fa un’adattamento animato si pensa alle vaste possibilità di osare. Franchise come Star Wars o Marvel oggi sfruttano l’animazione per fare cose impossibili in live-action. In qui pecca molto il film Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim. Da un’opera del genere ambientata in un mondo di maghi, eserciti fantasmi ci si poteva aspettare molto di più.
Invece, si limita con un’ingegnosità opaca che adorna il film di un dramma insipido senza quella spiritualità e senso di grandezza che trasuda la trilogia di Jackson. Questo fa si che i personaggi, l’animazione e la storia abbiano poca personalità. L’estetica disegnata a mano ha una bellezza che rende omaggio alle origini della narrazione animata, ma solleva anche preoccupazioni sui limiti di tali tecniche nell’ambientazione odierna.
L’animazione è ottima nel rappresentare gli spettacolari momenti di battaglia del film, che combinano vasti paesaggi con conflitti frenetici. Tuttavia, la fluidità del movimento è macchinosa e fastidiosa a tratti. Soprattutto durante gli scambi più silenziosi tra i personaggi, le immagini potrebbero sembrare rigide, come se i personaggi fossero in un costante stato di pausa drammatica. Il tutto rende anche la pellicola decisamente troppo lunga per un film animato.
Non solo l’animazione pecca nella scelta di rimanere incasellati nella tradizione. Ma anche la storia in sé mostra dei buchi importanti di trama. Questo spiega il fatto che Kamiyama e il produttore Joseph Chao hanno ammesso di aver lavorato a lungo senza avere una sceneggiatura completa. I cambi radicali di alcuni personaggi sono spesso improvvisi e macchinosi come le movenze dei personaggi nelle fasi di quiete. Per non parlare dei riferimenti visivi a Game of Thrones, in particolare a Wulf e il suo esercito che ricordano palesemente i Guardiani della Notte e i Bruti che scalano la barriera di ghiaccio.
Animazione stilizzata e opaca
I film di Jackson si basano su CGI dettagliate e location espansive per creare un senso di immersione. Al contrario, La guerra dei Rohirrim adotta uno stile più stilizzato a favore di un tocco artigianale. Questa decisione potrebbe generare opinioni contrastanti. Rispetto alle opere animate di oggi, con tecniche d’animazione avanzate e opere di arte moderna che rendono il film La guerra dei Rohirrim molto “vecchio”.
Il film occupa una posizione insolita nel grande schema degli adattamenti di Tolkien. Può essere visto come omaggio all’eredità della narrazione animata, ma un’audace incursione in nuovi territori. Questo accende il dibattito sull’evoluzione dell’animazione nelle narrazioni fantasy.
Collegamenti con la trilogia di Jackson
Il film richiama la precedente trilogia de Il Signore degli Anelli, creando una serie di collegamenti. Frasi familiari e riferimenti a luoghi noti come il Fosso di Helm, servono come fan service e promemoria. Molte volte il confronto con il materiale originale è così forte che questi richiami peccano di magia ed essenza. Essi però fungono anche da ponte per il pubblico che non ha familiarità con le appendici, consentendogli di comprendere più a fondo la mitologia dell’epopea.
L’opera risulta un’integrazione tra il passato e il futuro e solleva dubbi sulla natura della narrazione nell’universo di Tolkien. In sostanza, il film La guerra dei Rohirrim è un’aggiunta ambiziosa, ma imperfetta al corpus di de Il Signore degli Anelli.
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