Joker: Folie À Deux, recensione del film sequel tra i più attesi del 2024
Presentato in anteprima mondiale in concorso alla 81. Mostra del Cinema di Venezia, uno dei film più attesi dell’anno, Joker: Folie À Deux arriva finalmente al cinema il prossimo 2 ottobre. Warner Bros. Pictures presenta una produzione Joint Effort per il film di Todd Phillips che ritorna dopo l’incredibile successo del film del 2019 Joker che valse l’Oscar al suo protagonista Joaquin Phoenix.
L’idea di fare un sequel di Joker ha suscitato forti perplessità fin dalla sua annunciazione. Il successo mondiale del film del 2019 ha portato a qualcosa di così grande che ha spinto Todd Phillips a buttarsi in questa nuova avventura, convincendo Phoenix a salire a bordo. Negli anni i pareri si facevano sempre più variegati con l’uscita di nuove informazioni, fino all’annuncio che Joker 2 sarebbe stato un musical con Lady Gaga dal titolo Joker: Folie À Deux. L’idea di base può creare interesse per gli amanti dei film cantati, soprattutto perché l’attrice-cantante è nata per fare i musical e in questo caso interpreta Lee Quinzel (Harley Quinn).
Un musical che stona
Arthur Fleck è rinchiuso all’Arkham State Hospital, dove sopravvive in condizioni precarie, dopo i crimini commessi nel primo film. Sta per essere processato, mentre si ritrova pelle e ossa, con il viso segnato dalla disperazione. Le guardie – guidate da Jackie (Brendan Gleeson, Malocchio Moody di Harry Potter) – gli chiedono continuamente una barzelletta, ma Arthur ha perso il sorriso ed è tornare il “povero Arthur”. Tutti pensano che lui sia una celebrità, ora è famoso dopo aver ucciso in diretta tv Murray Franklin (Robert De Niro). Il mondo conosce Arthur Fleck come il Joker. C’è chi lo odia e chi lo ama, come Lee Quinzel, una detenuta dai capelli biondi arruffati che lo guarda con gli occhi illuminati. In lui vede solo il Joker. I due si incontrano durante un corso di musicoterapia, ed è qui che entra in gioco la follia espressa con le note.
L’idea di realizzare un musical dentro a un film thriller è sicuramente audace, innovativa, ma manca di espressività e potenza. Quando pensiamo ai musical immaginiamo pezzi cantati impattanti, dove i personaggi esprimono le loro emozioni cantando dove le parole non arrivano. Qui il concetto di base è semplice. Arthur canta, fantastica ballando in momenti immaginari solitari e/o condivisi con la sua amata. Nei musical contemporanei sullo schermo, ciò che vogliamo vedere più che mai, ciò che vogliamo sentire, è che i personaggi prendano un’emozione e si librassero con essa. Vogliamo vederli trasformati. Nel film Joker, dopo che Arthur uccide i tre uomini in metropolitana, si infila in un sudicio bagno pubblico e fa una danza folle tai chi esprimendo il suo nuovo potere.
Se la scena – ormai iconica – delle scale della West 167th Street potrebbe essere stato il momento più bello del primo film, forse è proprio da quello spirito che doveva partire questo sequel. Attenzione. Non tutti i momenti cantati stonano però.
Ci sono un paio di sequenze di ballo in coppia che è esattamente ciò che volevo vedere. Una versione di La La Land con Joker e Harley. Sogno. Un’edizione di The Joker and Harley Show, dove cantano To Love Somebody dei Bee Gees, o il numero gospel Gonna Build a Moutatin di Gaga. Però le canzoni non esplodono. Se castare Lady Gaga è stata la spinta giusta per realizzare un’opera del genere, il suo potenziale reale non è stato sfruttato a dovere. Non assistiamo a delle perfomance epiche come in A Star Is Born. Sono due film diversi, certo. Però la potenza delle sue corde vocali che ti penetrano direttamente anima e stomaco è stata troppo assopita.
Un sequel eccessivamente cauto
Il processo di Arthur viene trasmesso in diretta televisiva e le basi per un altro show vengono poste, e anche bene. A difendere Arthur il suo avvocato è interpretato da Catherine Keener, la quale vuole puntare sul fatto che il suo cliente soffra di bipolarismo e doppia personalità. Di avere un alter ego squilibrato che lo ha sopraffatto. L’opposizione è guidata dal procuratore distrettuale Harvey Dent (Harry Lawtey) che ritiene il contrario. Arthur è semplicemente “malato e triste”, quindi colpevole di pluriomicidio. Questo è il centro di Joker: Folie À Deux, espresso fin dal cartone in incipit dove Arthur lotta con la sua ombra nel backstage di Broadway in stile Peter Pan. Doppia personalità e la definizione di Joker, il fatto che esso sia diventato un concetto e non è più una singola persona, ma qualcosa che è stato tramandato alla gente.
In Joker la magia nera dentro Arthur era potente al punto tale che lui era sia una doppia personalità che una persona sola e malata. Questo concetto doveva esplorare il suo sequel, ma non lo fa. Non sentiamo più la minaccia quando il Joker è di scena. La violenza c’è solo nelle sue fantasie. Canta e balla nel suo sogno ad occhi aperti.
Interpretazioni, regia e fotografia magistrali
Nonostante il film crei tanti dubbi e perplessità per la sua storia, è innegabile la bravura messa in campo dai suoi protagonisti. Phoenix ancora una volta ci regala qualcosa di incredibile. Forse però il suo Joker ha davvero esaurito quello che ci doveva dire. La novità Lady Gaga, nonostante sia stata limitata dalla sceneggiatura, ha un potere ipnotico sullo schermo e la sua bellezza a naturale è purezza. Inoltre, la regia e la fotografia mantengono il livello altissimo del primo film.
Phillips è tornato a collaborare con il team di filmmakers già autore di Joker che include il direttore della fotografia candidato all’Oscar Lawrence Sher, lo scenografo Mark Friedberg, il montatore candidato all’Oscar Jeff Groth e la compositrice Hildur Guđnadóttir, che ha vinto la statuetta per il suo lavoro nel primo film.
Il problema del film Joker: Folie À Deux è che Arthur è davvero solo “il povero Arthur”. È diventato solo intrattenimento nella sua immaginazione. La sua follia sonora lo ha ridotto a questo, mentre l’amore, la manipolazione sono l’unica cosa reale che gli succedono. Ora, la speranza di vedere ancora Harley Quinn in un’avventura tutta sua c’è, data l’interpretazione e la astuta malizia della sua interprete. Ad ogni modo, il film farà parlare moltissimo di sé che piaccia o meno.
Lascia un commento