Kinds of Kindness, la recensione del nuovo film di Yorgos Lanthimos
Il regista di Povere Creature! torna al cinema con Kinds of Kindness, a pochi mesi di distanza dal film che lo ha reso popolare al grande pubblico. Una favola dark presentata al Festival di Cannes 2024 in anteprima, che arriva al cinema il 6 giugno 2024 grazie a Searchlight Pictures e Disney. Dal 30 agosto, invece, il film è disponibile in streaming su Disney+.
Entra ora nel mondo di Disney+
Lanthimos è tornato ad esplorare a suo modo la natura umana, nelle sue perversioni, la sua labilità e la mania di controllo. Questa volta lo fa con un film in tre atti che realizza in corso d’opera. Il cast è sempre corale e si porta dietro buona parte degli attori di Povere Creature!. Emma Stone, Willem Dafoe e Margaret Qualley guidano il film insieme a Jesse Plemons con delle interpretazioni magistrali. Tre episodi intitoli a un misterioso personaggio: il signor R.M.F. (il giallo, il blu e il rosso). Tre storie che raccontano come le persone vogliono a tutti costi prendere il controllo delle loro vite, pur cadendo nell’oscurità e nelle azioni più disparate possibili.
Lanthimos torna a provocare e a dare fastidio. Ogni episodio si chiude con una sigla dissacrante e parodistica che potrebbe essere letta con un grande dito medio al pubblico (voglio un cortometraggio sul mondo dominato dai cani). Chi spera di trovare un significato, una logica a quello che vede è meglio che si metta il cuore in pace fin da subito. La bellezza dei film del regista greco, o meglio del cinema, sta nel non sforzarsi a voler dare una spiegazione razionale a tutto. Il segreto è farsi cogliere dalle immagini e portare a casa sensazioni, emozioni senza precedenti. “Si perde un aspetto molto importante dell’esperienza umana se ci si prende troppo sul serio”. Non fatevi ingannare, anche il titolo Kinds of Kindness del film che Lanthimos e il co-sceneggiatore Efthimis Filippou hanno scritto è una trappola.
The Death of R.M.F.
La prima storia si intitola The Death of R.M.F., che ha come protagonista Jesse Plemons nel ruolo di Robert, un impiegato aziendale succube del suo capo Raymond, devoto al punto da fare qualsiasi cosa gli venga detto. Raymond (Willem Dafoe) è un manipolatore che da le istruzioni a Robert su come vivere. Per compiacere il suo superiore, l’uomo ingrassa, dimagrisce fa sesso con la moglie (Hong Chau) ed è persino disposto a schiantarsi con la macchina rischiando la vita.
Non c’è un motivo spiegato di questo assecondare all’estremo. Si percepisce un legame sessuale tra Robert, Raymond e sua moglie (Margaret Qualley). Potrebbe essere il compiacimento dell’uomo, servo del capitalismo per garantirsi un benessere. Oppure no. Un aspetto che inizia a farsi vedere e che torna ancora una volta è il sesso. Una costante nei film di Lanthimos. In tutte le sue sfaccettature, piacevoli, oscure e dolorose ad ampliare lo spettro della natura umana nella società.
R.M.F. Is Flying
La seconda storia si intitola R.M.F. Is Flying e vede Plemons, un poliziotto che desidera ritrovare la moglie (Stone) scomparsa in mare aperto che fa miracolosamente ritorno. In questo episodio c’è un sottile e fluido passaggio e scambio di ruoli tra i due impercettibile e per questo geniale. Il dove porta la follia e l’ossessione in questo capitolo è un climax che arriva allo stomaco, forse il capitolo più viscerale – in tutti i sensi. Per gli amanti di La La Land troverete un easter egg in una inquadratura su Emma Stone tra colori e vestiti.
R.M.F. Eats a Sandwich
Il terzo e ultimo atto si intitola R.M.F. Eats a Sandwich, forse il più coinvolgente, oltre ad essere il più lungo. Stone e Plemons sono due membri di una setta, Andrew e Emily (altro easter egg su Emma Stone, dato che il suo vero nome è Emily) sono alla ricerca di una giovane donna in grado di avere potere curativi e addirittura resuscitare i morti. I loro capi sono Dafoe e Chau che hanno imposto ai loro seguaci di vivere in base a delle loro regole, soprattutto lontani dalle persone “contaminate”. Su tutto, la conseguenza più estrema è che Emily ha abbandonato marito e figlia per unirsi alla setta.
Se c’è una cosa che non manca nei film di Lanthimos è l’umorismo. Il regista greco si muove tra le regole sociali e ridicolizza come le persone interagiscono con esse. Le prende in giro queste regole portandoci al disgusto, a farci girare lo sguardo dallo schermo, ma non smette mai di incuriosire. Fa ridere perché nel mondo di Lanthimos è normale che due coppie di amici si ritrovano a cena e si mettono a guardare un filmino di loro quattro che fanno un’orgia. Sovverte il normale perché i personaggi rendono queste convenzioni che per noi risultano fuori dagli schemi e folli, parte del loro quotidiano.
Ancora una volta il compositore delle musiche è Jerskin Fendrix che torna a collaborare con il regista greco dopo Povere Creature!. Anche qui fa un cameo e realizza un lavoro dissonante, sporco e fastidioso e congeniale a Kinds of Kindness. Così come le regole della società del cinema di Lanthimos sono fuori dagli schemi, anche la musica di Fendrix segue a ruota. Jerskin ha lavorato a questo film nello stesso modo in cui ha lavorato a Povere Creature!: ha iniziato a scrivere la colonna sonora prima ancora di aver visto un singolo fotogramma. Dopo aver ricevuto la sceneggiatura, ha iniziato a lavorare solo con un pianoforte e un coro, uno stile molto diverso rispetto al film uscito a gennaio 2024.
Kinds of Kindness è l’ennesima consacrazione per Emma Stone, Willem Dafoe e Jesse Plemons. Ma una nota a parte la vorrei stendere per Margaret Qualley che ha una carriera sempre più lanciata e consolidata. Nel film fa un lavoro fisico importante, interpretando anche due gemelle nell’ultimo atto. Attrice sempre più in ascesa e pronta a diventare una star di Hollywood.
Il film non sarà amato da tutti. Dopo due film da Oscar (La favorita e Povere creature!) Lanthimos ha un potere tale da sovvertire l’ordine sociale ed economico nel regno del cinema americano. Può fare ciò che per altri è impossibile. Fa produrre a un grande studio come Searchlight (ovvero Disney) un film sperimentale. Non è mainstream e non è commerciale, ma puro cinema d’autore.
Lascia un commento