Kung Fu Panda 4, la recensione del quarto capitolo della saga DreamWorks
Torna la saga di Kung Fu Panda con il capitolo 4 delle avventure di Po. Dal 21 marzo al cinema il sequel di casa DreamWorks che torna a giocare la sua carta vincente a quasi dieci anni dal terzo film. La domanda che viene spontanea all’idea di un quarto Kung Fu Panda è:”Era necessario?”. La risposta rimane a metà tra sì e no. Il rischio di realizzare un film debole era alto e alla fine Jonathan Aibel e Glenn Berger hanno realizzato un’opera divertente, che intrattiene senza annoiare, ma che manca di quella forza emotiva, da sempre caratteristica della saga del panda Po.
Dopo tre emozionanti avventure nei panni del leggendario Guerriero Dragone, il destino chiede a Po di fare il passo successivo. Prendere il posto di Oogway come guida spirituale della Valle della Pace. Con il Bastone della Saggezza, deve scegliere il suo successore.
Il passaggio di testimone è un tema molto apprezzabile. Dopo aver scoperto il passato di Po, gli autori vogliono farci intendere che siamo alla fine del viaggio del panda gentile e magari portare avanti la storia con altri personaggi. Per la prima volta usciamo dalla Valle della Pace a andiamo in una città nuova, Juniper City. Nuove ambientazioni, caotiche e tanti nuovi sviluppi narrativi possibili. Po, però non vuole passare il testimone. La sua robustezza e forza pervadono contro una specie di pensione spirituale alle porte. La leggerezza d’animo del panda è sempre la protagonista della storia, grazie anche al doppiaggio di Fabio Volo in italiano.
Di fronte a una nuova minaccia, Po deve allearsi con una volpe ladruncola chiamata Zhen (Awkwafina). Per aiutarlo a sconfiggere un nuovo villain e ripristinare la pace. Zhen non è una ladra per scelta, ma per necessità. Viene dalle strade malfamate di Juniper City, dove sopravvive con ciò che riesce a borseggiare e nascondere nella sua coda. Questa nuova potente cattiva è la Camaleonte (Viola Davis): una potente maga da sempre sottovalutata dai suoi avversari. Un essere che può trasformarsi in qualsiasi creatura, grande o piccola, anche se spesso opta per quelle grandi. Il suo problema è la trasformazione è solo fisica e non spirituale.
Il dominio della Camaleonte su Juniper City porterà Po e Zhen a trovare alleati per sconfiggere la strega suprema che ruba il potere del kung fu da centinaia di guerrieri provenienti dal Regno degli Spiriti. Combattenti che Po ha sconfitto in passato, compreso il temuto e fortissimo Tai Lung, villain del primo film. (Idea simile a Spider-Man: No Way Home).
Dopo essere stato sconfitto da Po, Tai Lung riaffiora con una certa fame di vendetta. Gli anni di auto-riflessione nel Regno degli Spiriti hanno portato Tai Lung a una conclusione. Po era indegno del favore del Maestro Oogway, e non adatto a portare il mantello di Guerriero Dragone. Ciò è confermato quando la Camaleonte richiama Tai Lung dalla sua prigionia e lo riporta nel mondo dei vivi. Con in gioco la sua libertà e le sue incredibili abilità nel kung fu, tocca all’unico panda che Tai Lung odia di più dimostrargli che si sbaglia, e salvare la situazione.
Po scopre qualcosa di nuovo in sé stesso, rimanendo sempre genuino, troppo buono e a volte ingenuo. Uno dei rapporti più divertenti ormai consolidati dopo il terzo film è quello tra i due papà del panda. Mr. Ping e Li doppiati in originale da James Hong e Bryan Cranston. Mr. Ping ama tre cose più di ogni altra cosa al mondo: Po, gli spaghetti e la vendita degli spaghetti. Con il padre naturale di Po, Li, che ora vive nella Valle della Pace e gestisce un nuovo ristorante, i due padri dovranno imparare che, nonostante i loro diversi stili genitoriali, la sicurezza del figlio è la assoluta priorità. Quindi, quando Po intraprende una missione pericolosa in una città lontana, Mr. Ping e Li partono insieme per ritrovarlo.
Un’avventura giocata tutta sull’azione
Gli autori non si sono curati troppo di realizzare un lavoro tipico della DreamWorks. Il focus è tutto sull’azione, caos nelle sequenze di inseguimento e non ci si ferma mai a parlare o pensare. Quando Po prova a meditare la componente comica vince sempre su tutto. Questa è stata la scelta di Jonathan Aibel e Glenn Berger che partendo dal primo film del 2008 hanno deciso di puntare sulle scene di combattimento e risate.
La tecnologia dell’animazione ha fatto enormi progressi nel corso del franchise di Kung Fu Panda. Questi hanno consentito movimenti dinamici della telecamera, miglioramenti dell’illuminazione e un numero illimitato di controlli per i tratti del viso, spesso evidenziati da rallenty o stacchi di camera zoomati. In aggiunta, per le sequenze d’azione gli animatori sono tornati agli schizzi a matita disegnati a mano, fondendo le tecniche della vecchia e nuova scuola. Probabilmente l’aspetto più innovativo è proprio l’utilizzo di tecnologie e animazioni nuove che a tratti ricordano lo stile battle shōnen o un videogioco picchiaduro.
Jack Black – voce di Po originale – ha plasmato il personaggio da 16 anni. Per l’attore Kung Fu Panda è la sua isola felice. Kung Fu Panda 4 esiste soprattutto grazie a lui, al suo carisma e alla sua straordinaria dote attoriale. Da sottolineare la canzone nei titoli di coda, cover dei Tenacious D (di cui Black è il frontman) di Baby One More Time di Britney Spears.
Un capitolo – forse – finale che rimane più per bambini che in ogni caso non va a rovinare drasticamente la magia della saga di Po e di Kung Fu Panda.
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