Una Maserati senza Pirelli: così sfreccia La Casa di Carta 4
“La potenza è nulla senza il controllo” annunciava il celebre slogan Pirelli ormai ventisei anni fa.
Ideata dall’agenzia americana Young & Rubicam, quella campagna pubblicitaria è passata alla storia. Il protagonista dello scatto di Annie Leibovitz, fotografa di fama mondiale, era il velocista e lunghista americano Carl Lewis, vincitore di nove ori olimpici.
In questa campagna, Lewis era raffigurato in tensione, pronto a staccare un altro record indossando però, un paio di tacchi rossi laccati. Il messaggio è chiaro: difficile andare lontano se non si è dotati dell’equipaggiamento migliore.
Lo slogan ben si presta alla parabola de La Casa di Carta, che venerdì 3 aprile debutta su Netflix con gli otto episodi che ne costituiscono la quarta parte.
Che La Casa di Carta sia un fenomeno seriale in tutto il mondo, Netflix non manca di sottolinearlo. Pur non divulgando i propri dati di visione, il colosso dello streaming con sede a Los Gatos, in California, ribadisce con orgoglio che è la serie non in lingua inglese più vista tra le proprie produzioni originali.
Quando fu trasmessa onda su Antena 3 in Spagna nel maggio 2017, La Casa de Papel ha saputo registrare un modesto successo di ascolti per la sua prima parte, ma ha visto crollare gli indici nel corso della messa in onda della sua seconda parte.
Soltanto qualche mese dopo, grazie all’acquisizione da parte di Netflix che la esportò, che La Casa di Carta divenne il cult seriale del 2018. “Nemo propheta in patria sua”. L’entusiasmo degli abbonati alla piattaforma convinse Netflix a commissionarne una terza e una quarta parte a soli due mesi dall’esordio sulla piattaforma.
Con un budget hollywoodiano e il sostegno degli appassionati in tutto il mondo, la potenza de La casa di carta ha trovato la propria dimensione ottimale grazie al controllo di Netflix, che ha prontamente blindato il creatore della serie Álex Pina con un accordo esclusivo pluriennale, il primo con un autore europeo.
La serie che ha reso celebri Álvaro Morte (il Professore), Úrsula Corberó (Tokyo), Jaime Lorente (Denver), Alba Flores (Nairobi) e Miguel Herrán (Rio) è tornata lo scorso luglio con la terza parte, affrontando le aspettative dei fan e le resistenze di chi considerava quella de La Casa di Carta una storia conclusa.
Un nuovo colpo, stavolta non più alla Zecca di Stato ma alla Banca di Spagna, nuovi personaggi e flashback per includere anche quelli scomparsi come Berlino (Pedro Alonso), e persino un set fiorentino, anche se il sedicente monastero-covo della banda si trova in realtà a Segovia, in Spagna.
La quarta parte giunge a nove mesi dalla precedenza, eppure nel tempo narrativo sono passati pochi secondi. Questo costituisce il problema principale di questi nuovi episodi, e della serie, e riguarda la durata plausibile di una serie incentrata su una rapina.
Gli spazi limitati di azione e i tempi condensati non permettono ai personaggi di crescere, risultando in una staticità inevitabile. La protagonista Tokyo finisce per essere paragonata a una Maserati da Denver in un siparietto destinato a diventare tormentone della stagione.
Al di là della battuta testosteronica e poco affine alla sensibilità contemporanea, c’è da chiedersi quanto lontano possa andare una Maserati quando manca il controllo.
Fino a che punto può spingersi La Casa di Carta prima di crollare?
Álvaro Morte: “Vi racconto l’inferno del Professore”
Per arginare i segni del cedimento fisiologico, la Parte 4 de La Casa di Carta si propone come il contrafforte della precedente. Alle esplosioni scenografiche consentite dal nuovo, generoso budget sono subentrate le implosioni emotive dei personaggi, costretti a misurarsi con un piano che non è più attuabile.
Per riacquistare il controllo, la serie e i suoi personaggi devono perderlo attraverso una discesa agli inferi individuale e collettiva.
Avrà lo stesso potere narrativo la serie che meglio ha saputo intercettare e raccontare il tema sociologico di sfiducia nei confronti delle istituzioni ricorrendo a “Bella Ciao” e alla maschera di Dalí?
Lo abbiamo chiesto a Álvaro Morte e Enrique Arce, interpreti del Professore e di Arturo sin dalla prima stagione, in occasione della nostra intervista esclusiva.
“Abbiamo concluso la terza parte in un punto molto alto di tensione” ha spiegato Álvaro Morte, ricapitolando gli eventi degli episodi precedenti. “Nairobi sta per morire, la banda ha provocato l’esplosione di un corazzato della polizia, il Professore è convinto che Lisbona sia morta. Vedendola da un punto di vista più ampio, i personaggi avevano bisogno di cadere a terra: bisognava calmare le acque e l’azione”.
Sergio Marquina alias il Professore inaugura la quarta parte in fuga dalla polizia e in pieno caos. Le autorità lo hanno portato a credere la moglie Lisbona (interpretata da Itziar Ituño) sia stata giustiziata quando in realtà si trova in loro custodia.
Le conseguenze di questo stratagemma sul Professore, convinto di aver perso la propria compagna, sono devastanti. “Quella con Raquel è la prima relazione vera che ha nella sua vita e non sa come gestirla” spiega Morte. “Questo rappresenta un grande conflitto interiore per il Professore e lo spingerà a perdere il controllo della situazione”.
Il lavoro degli sceneggiatori ha sovvertito la formula adrenalinica delle stagioni precedenti ponendo l’attenzione sul vissuto interiore dei protagonisti. “Il Professore è sempre stato un tipo criptico, molto misterioso. In questo caso ci è sembrato interessante, affinché il personaggio potesse evolversi, poter arrivare a vedere un uomo completamente distrutto da quella che è convinto essere la perdita della sua amata Lisbona”.
L’inferno del Professore, colui che aveva bandito (senza successo) le relazioni sentimentali tra i membri della banda, quello che non divergeva mai dal piano, rappresenta il cuore della quarta parte della serie, secondo Álvaro Morte. Ecco le sue parole riguardo a questa svolta emozionale del Professore:
Era necessario che il personaggio evolvesse. Finora ha sempre amato controllare e pianificare tutto, è un tipo molto cerebrale. All’improvviso, tutto ciò che ha sempre rifuggito diventa il suo peggior nemico. Tutto questo offusca la sua capacità di vedere le cose con chiarezza, e questo reca al Professore un grande dolore.
Álvaro Morte ammette di non amare molto questo lato sentimentale del Professore, personaggio che ha costruito ispirandosi a supereroi come Batman, Superman e Wolverine: “Che io sappia, nessuno di loro ha una fidanzata” ha aggiunto.
A suo parere, la tensione emotiva tra il Professore e l’ispettrice sarebbe dovuta rimanere irrisolta, aggiungendo: “Se avessimo saputo che la storia sarebbe andata oltre le prime due stagioni, forse sarebbe stato meglio che loro due non si fossero mai incontrati”.
Da qui, la necessità di allontanare nuovamente Lisbona e il Professore, che lui definisce un lupo solitario: “Abbiamo cercato di ricreare quella tensione da un altro angolo, attraverso la separazione e il dolore”.
Enrique Arce: “Arturo, un personaggio in cerca di autore”
Se il Professore non se l’è mai passata peggio, c’è chi prosegue la sua inesorabile lotta alla sopravvivenza. Arturo, il personaggio interpretato da Enrique Arce, è senz’altro quello che i fan amano odiare di più.
Un ex funzionario della Zecca di Stato, fedifrago, meschino e bugiardo, Arturito (così fu soprannominato da Denver) si è reinventato speaker motivazionale dopo essersi venduto come il salvatore degli ostaggi.
Nella terza parte decide di fare ritorno alla Banca di Spagna per affrontare la banda nel tentativo di stabilire un contatto con la sua ex Monica (Esther Acebo), oggi divenuta una dei rapinatori, e con il figlio che lei ha avuto. Enrique Arce lo racconta a parole sue:
Quando lui entra nella Banca di Spagna nella terza parte dice che vuole recuperare il rapporto con Monica e loro figlio, ma si tratta di una bugia.
Arturo vuole tornare a sentirsi vivo attraverso quei momenti perché probabilmente sono stati gli unici della sua vita in cui si è sentito davvero importante. Mi riferisco a quei primi cinque giorni di sopravvivenza nella Zecca di Stato.
Di Arturo, Enrique Arce commenta subito la resilienza: “Se fosse un animale sarebbe un ratto, uno di quelli in grado si sopravvivere a un attacco nucleare”. Sebbene sia il personaggio che più di tutti abbia ricevuto minacce di morte, lui riesce sempre a scamparla “Creando il suo proprio caos parallelo: se il Coronavirus fosse un personaggio de La Casa di Carta, si tratterebbe di certo di Arturo” scherza Arce citando una battuta che aveva visto quel giorno su Instagram.
C’è spazio nella banda per Arturo? Secondo Álvaro Morte darebbe un apporto fondamentale: “Mi piacerebbe moltissimo che ci fosse un momento in cui [Arturo] vede la luce, proprio come capitò a Lisbona, e capisse il punto di vista dei personaggi della banda. Con un obiettivo chiaro e preciso, Arturo sarebbe un ottimo componente del gruppo”.
Pur ricoprendo il ruolo fondamentale di agente del caos, quello di Arturo rimane un personaggio in cerca di autore. “Più che una forma di redenzione, Arturo ha bisogno di sapere davvero qual è il suo posto nel mondo”.
Álvaro Morte: “Io incasellato dal Professore? Il pubblico di oggi è intelligente”
Da un personaggio inconsapevole del proprio ruolo, ad un ruolo che comporta una certa consapevolezza.
Tra una stagione e l’altra de La Casa di Carta, Álvaro Morte ha completato due stagioni de Il Molo Rosso, riunendosi al creatore Álex Pina, e ha da poco concluso le riprese del fantasy La Ruota del Tempo e del thriller The Head.
Il Professore tuttavia è ormai un ruolo iconico. Álvaro Morte teme di essere inghiottito dal suo stesso personaggio?
“Credo di no, mi dispiacerebbe se il pubblico lo pensasse. Il Professore è un personaggio che mi rende orgoglioso e che mi ha dato moltissimo: capisco che abbia un ritorno molto grande”, concede l’attore, che ricorda divertito di essere conosciuto nel nostro Paese per il ruolo di Lucas Moliner nella soap opera Il Segreto.
Per quanto mi riguarda, amo molto entrare nei panni dei personaggi che interpreto, e più sono diversi meglio è.
Quello di oggi è un pubblico molto intelligente che sa guardare le serie e distinguere i vari prodotti: mi auguro che il pubblico sappia capirmi anche in altre vesti e che non mi veda sempre come il Professore.
Se il Professore ha perso il controllo, Álvaro Morte è convinto che mai come in questo momento storico è importante mantenerlo per fronteggiare l’emergenza sanitaria Covid-19 che ha travolto il mondo, colpendo più duramente Italia e Spagna. “Siamo tutti responsabili in qualità di singoli individui e di società”.
L’attore ha raccontato di essere in contatto con la collega Itziar Ituño, che ha recentemente dichiarato di essere risultata positiva al virus, tramite un gruppo Whatsapp che riunisce tutti gli attori della serie. “Le abbiamo scritto e ci ha confermato di stare abbastanza bene” ha detto dell’interprete di Lisbona.
Secondo Álvaro Morte, questo momento di difficoltà acquisirà un significato importante soltanto “Se avremo imparato qualcosa da questa situazione, e ne faremo tesoro per diventare migliori”.
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