La casa di carta è ispirato ad una storia vera?
La casa di carta è tratta da una storia vera?
Debutta venerdì 3 dicembre 2021 il capitolo conclusivo della serie fenomeno targata Netflix, un viaggio spericolato durato cinque anni nella Top 10 globale del colosso dello streaming.
Ma a cosa è dovuto il grande successo de La casa di carta, serie tv spagnola che mescola il genere thriller a quello delle soap riuscendo a tenere gli spettatori incollati allo schermo?
Soprattutto in seguito all’acquisizione da parte di Netflix, il caso de La casa de papel si diffonde a macchia d’olio in tutto il mondo, ottenendo ad aprile del 2018 un Emmy International nella categoria “miglior dramma“, premio inedito nella storia della televisione spagnola.
Un successo inaspettato che parte dalle scelte estetiche del suo creatore, Álex Pina, arrivando a quelle legate alla colonna sonora e al forte messaggio sociale al centro della storia.
Rapine geniali, maschere di Dalì, tute rosse e Bella ciao cantata a squarciagola come emblema della resistenza: tutto questo è successo veramente? Continua a leggere l’articolo per scoprire la storia vera che ha ispirato La casa di carta.
La vera storia de La casa di carta
Alla domanda se La casa di carta sia ispirata a una storia vera rispondiamo analizzando le parole rilasciate dai suoi creatori. Questi ammettono sin dall’inizio che La casa de papel non nasce come un documentario o una biografia di un ladro professionista davvero esistito.
C’è da dire, tuttavia, che le trame narrate nel corso della storia assomigliano molto alle dinamiche avvenute realmente nel corso di una rapina del 2006, in Argentina.
Fernando Araujo, insegnante di arti marziali senza precedenti penali, sarebbe il nome dell’autore della rapina al Banco Río de Acassuso, quella avvenuta con una squadra di ladri munita di pistole giocattolo guidati proprio da Fernando, detto El Maestro.
La sua banda riesce ad entrare nella Banca senza ferire nessuno dei 23 ostaggi presenti, trascorrendo con loro tantissimo tempo prima che la polizia ottenga l’ordine di intervenire.
Il via libera giunge solo dopo cinque ore dall’inizio della rapina, ma è già troppo tardi: i ladri sono fuggiti. Il piano de El Maestro prevedeva infatti la creazione di un tunnel sotterraneo dal quale scappare con 15 milioni di dollari, bottino di cui solo un milione è poi recuperato dalle forze dell’ordine.
Le trattative con la polizia sono portate avanti da Luis Mario Vittete, personaggio che nella serie ricorderebbe quello di Berlino (Pedro Alonso). Si dice che Luis abbia preso lezioni di recitazione per riuscire a gestire al meglio la sua intermediazione con le forze dell’ordine.
Un piano escogitato e sviluppato nell’arco di due anni con lo scopo di derubare i ricchi dei loro beni. Non a caso il messaggio della banda era il seguente: “In un quartiere ricco, senza armi nè rancore, sono solo soldi e non amore”.
Peccato che, alla fine, la vera banda di rapinatori sia intercettata dalla polizia a causa della confessione della moglie di uno dei ladri, in collera col marito che stava per lasciarla.
A differenza quindi della serie tv, i veri ladri sono catturati e messi in prigione per cinque anni. Si tratta di un periodo di tempo minimo solo perché non avevano fatto male agli ostaggi servendosi soltanto di armi giocattolo.
Per quanto riguarda il denaro, invece, la maggior parte di questo non è mai stato recuperato, e nessuno conosce il posto preciso dove potrebbe essere stato nascosto.
Svelata quindi la storia vera che avrebbe ispirato la trama de La casa di carta, serie tv contro la quale lo stesso Fernando Araujo avrebbe pensato di far causa per avergli rubato la storia, trasformandola in un fenomeno mondiale senza precedenti.
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