Lidia Poët storia vera
La serie tv su Lidia Poët racconta una storia vera? Mercoledì 30 ottobre 2024 sbarca su Netflix l’atteso secondo capitolo de La legge di Lidia Poët, serie tv vincitrice con la prima stagione ai Nastri d’Argento Grandi Serie 2023 del premio Miglior Serie ‘Crime’, con protagonista Matilda De Angelis. La nota attrice italiana veste i panni proprio di Lidia Poët, giovane avvocata donna alla quale è vietato esercitare la professione legale a causa di una legge discriminatoria, e che ora aspira a un obiettivo ancora più ambizioso: cambiare la legge stessa.
Per questo, nella serie tv, Lidia collabora con il fratello Enrico (Pier Luigi Pasino), affrontando nuovi casi e lottando per i diritti delle donne, cercando anche di convincerlo a candidarsi in Parlamento per dare una voce alla sua causa.
Nei sei nuovi episodi, quindi, Lidia sfida le convenzioni in un mondo fatto da uomini per gli uomini, usando la sua astuzia e ironia, pur continuando a mettersi in discussione. Ma tutto questo è realmente accaduto? Scopriamo nel nostro articolo.
Chi era davvero Lidia Poët?
Nel panorama giuridico italiano, la figura di Lidia Poët è realmente esistita. Nata il 26 agosto 1855 a Perrero, in provincia di Torino, Lidia è cresciuta in una famiglia benestante e colta, dove il rispetto per l’istruzione ha segnato il corso della sua vita. Nonostante gli ostacoli imposti dalle convenzioni sociali dell’epoca, Lidia intraprese studi universitari in giurisprudenza all’Università di Torino, laureandosi con una tesi sul diritto di voto delle donne.
Nel 1883, dopo aver superato brillantemente l’esame di abilitazione, divenne la prima donna in Italia ad essere ammessa all’Ordine degli Avvocati di Torino, un traguardo che segnò un precedente storico.
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Tuttavia, la sua carriera fu rapidamente ostacolata dal Procuratore Generale del Regno, che impugnò la sua iscrizione, argomentando che la professione legale fosse inappropriata per una donna. La sentenza della Corte d’Appello, successivamente confermata dalla Corte di Cassazione, escluse le donne dall’avvocatura, sostenendo che non fosse opportuno che si mischiassero “nello strepitio dei pubblici giudizi”.
Nonostante il divieto, Lidia non si arrese. Collaborò con il fratello, un avvocato affermato, e si dedicò alla difesa dei diritti dei minori, degli emarginati e delle donne, sostenendo vigorosamente la causa del suffragio femminile. La sua partecipazione ai Congressi Penitenziari Internazionali e il suo impegno nel Consiglio Nazionale delle Donne Italiane mostrano il suo attivismo costante e la sua dedizione alla riforma sociale e legale.
Il suo contributo non si limitò alla lotta per i diritti delle donne. Durante la Prima guerra mondiale, Lidia prestò servizio come infermiera per la Croce Rossa, un’ulteriore testimonianza del suo impegno umanitario. Fu solo dopo la guerra, con l’approvazione della legge Sacchi nel 1919, che le donne ottennero il diritto di entrare nei pubblici uffici e Lidia poté finalmente esercitare ufficialmente l’avvocatura, realizzando così il suo sogno.
La serie televisiva di Netflix, La legge di Lidia Poët, con Matilda De Angelis nei panni di Lidia, offre quindi uno sguardo sulla vita di questa straordinaria donna, rendendo omaggio al suo spirito indomito e alla sua lotta per la giustizia e l’uguaglianza. La serie cattura non solo i dilemmi legali e personali di Lidia, ma anche il suo impatto duraturo sulla società italiana, celebrando il suo contributo come pioniera del diritto femminile nel paese.
Lidia Poët morì il 25 febbraio 1949 a Diano Marina, ma la sua eredità continua a vivere, ispirando nuove generazioni di avvocate e attiviste che seguono il suo esempio di coraggio, tenacia e integrità.
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