Si è conclusa nelle scorse settimane su Paramount+ la terza edizione di Drag Race Italia, il format ideato da RuPaul Charles che è recentemente diventato il reality più premiato nella storia della televisione. Dopo Elektra Bionic e La Diamond, ad aggiudicarsi la corona è stata Lina Galore.
Al secolo Giovanni Montuori, Lina ha portato la corona a Milano dopo che le sue predecessore l’hanno consegnata a Torino e Roma, rispettivamente. Trentaquattrenne originario di Avellino ma vive e lavora a Milano da più di dieci anni, Giovanni e la sua Lina sono stati i favoriti sin dal primo episodio. Anche chi preferiva altre queen – come la trascinatrice Silvana Della Magliana o l’avanguardista Melissa Bianchini – conveniva sul fatto che, per preparazione ed esecuzione, Lina era la più completa (come si dice del nuoto).
Drag Race è un programma televisivo, e le sue regole non sono necessariamente quelle dei locali. Nelle scorse edizioni abbiamo visto ottime queen non riuscire a fare il “salto” televisivo. Non è stato questo il caso di Lina Galore, che – episodio dopo episodio – ha dimostrato sul palco di Drag Race Italia di saper non soltanto essere un’abile artista, ma anche una giocatrice provetta.
“Questo viaggio mi ha riportato alla mente la fatica che ho fatto per trovare la mia strada” racconta Giovanni Montuori nel corso della sua intervista a Tvserial.it. Lina ha raccontato di quando, iscritta alla facoltà di Giurisprudenza della Bocconi, capì che quel percorso non faceva per lei. “A chi vuole diventare una drag queen oggi consiglio di studiare e di avere voglia di imparare e di mettersi in gioco,” aggiunge Lina.
In quest’edizione non sono mancate le polemiche, che – come insegna Pippo Baudo – sono quelle che “fanno” il programma. Stavolta nell’occhio del ciclone sono finiti alcuni degli ospiti di puntata come Ciro Immobile e Melissa Satta, rei, secondo una parte molto rumorosa del pubblico di Drag Race Italia, di non avere nulla da spartire con l’arte drag.
Non potevamo esimerci dal girare questa domanda a Lina Galore, che lavorando nei locali una cosa o due le sa sulle persone etero negli spazi queer. “È importante il messaggio della nostra comunità per raggiungere anche chi non ci conosce. Di Ciro Immobile e Melissa Satta mi ha colpito il rispetto con cui si sono avvicinati all’arte drag”, afferma Lina.
Dopo San Siro – dove Paramount+, che è sponsor dell’Inter, ha portato il cast della terza edizione per il match Inter-Bologna – e Assago, cornice del Werq The World Tour in cui le queen americane e quelle italiane hanno unito le forze per uno spettacolo ad alto voltaggio, a cosa punta Lina Galore?
Il massimo sarebbe recitare al fianco di Lina Sastri, che Giovanni ha omaggiato prendendone il nome. Ma non è finita qui. “Vorrei esibirmi sul palco di Sanremo con gli Elio e le Storie Tese nella serata delle cover sulle note del Gioca Jouer”, dice Giovanni, dettagliando con cura la sua aspirazione. Avere le idee chiare è il primo passo per vedere i propri sogni realizzati.
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