Love Lies Bleeding, recensione
Sono passati mesi da quando Love Lies Bleeding è stato presentato al Sundance Film Festival e ha scosso la platea del Festival di Berlino. Grazie a Lucky Red – finalmente – il film arriva anche in Italia dal 12 settembre al cinema per quella che è sicuramente una delle estati più hot, pulp e “violente” degli ultimi anni. Questo perché Lucky Red non solo distribuisce il film diretto da Rose Glass, ma ha permesso l’uscita in sala del capitolo finale della trilogia X di Ti West, Maxxxine, dal 28 agosto al cinema.
La fotografia rosso sangue è predominante nel secondo lungometraggio di Glass. Presentato in anteprima mondiale a Midnight Madness al Toronto Film Festival, Love Lies Bleeding ha ricevuto nomination ai BAFTA e il premio miglior regista esordiente. Il thriller ambientato in New Mexico alla fine degli anni ’80 vede nel cast le due protagoniste Kristen Stewart e Katy M. O’Brian (The Mandalorian). Insieme a loro, il veterano Ed Harris con Dave Franco, Jena Malone e Anna Baryshnikov.
Love Lies Bleeding è un film che rappresenta una critica sociale a un’America passata, presente e futura. Si ambienta nel 1989 e i riferimenti sono continui con le radio che narrano della caduta del muro di Berlino e i vari messaggi sociali contro l’uso della nicotina e utilizzo di sostanze stupefacenti. Ci troviamo – appunto – in New Mexico, dove Lou (Stewart) gestisce una palestra di suo padre (Harris), quando incontra una donna, Jackie (O’Brian), ambiziosa culturista che ha uno scopo: andare a Las Vegas e perseguire il suo sogno di vincere una gara di body building.
La notte prima di conoscere Lou, Jackie ha un rapporto occasionale con un uomo per ottenere un lavoro in un bar di un poligono di tiro. Si tratta di JJ (Dave Franco), il cognato di Lou che lavora per suo suocero, gestore anche del luogo dove un sacco di turisti si divertono a sparare.
Violenza porta violenza
Le due si innamorano, mentre scopriamo che JJ abusa e fa della violenza nei confronti di sua moglie Beth (Jena Malone), ovvero la sorella di Lou. La situazione peggiora e sfugge di mano in famiglia, tra gli steroidi che fanno effetto non solo sul corpo di Jackie ma anche sulla mente. Il passato di Lou tra violenza, criminalità organizzata di suo padre viene a galla e il film si evolve in un revenge movie inizialmente silenzioso. Un vortice di violenza che per anni è stata coperta e manipolata. Ma ora Lou è innamorata e ha intenzione di cambiare la sua vita.
Non si può negare che Rose Glass osi con Love Lies Bleeding. Tra sfumature pulp, storia d’amore e qualcosa di fantasy nel finale, il film ha tanto potenziale che però rischia di cadere nella confusione di identità.
Critica sociale
Se ci soffermiamo sulla critica sociale i temi sono differenti. L’abuso di droghe, nicotina, steroidi, le armi da fuoco. Glass lo fa molto bene con una regia che sfrutta i corpi. Va molto sul dettaglio e per la maggior parte del tempo crea soggettive potenti che esaltano i volti e le interpretazioni delle protagoniste. La Stewart, che ormai di Bella è solo un vago ricordo, ci regala un’altra interpretazione viscerale da applausi e non è da meno la sua amante O’Brian. L’attrice di The Mandalorian per la prima volta in un ruolo drammatico, sfrutta la sua dote di artista marziale e si mostra in un tutto il suo fisico statuario. Il personaggio di Jackie, inoltre, è vittima di una situazione famigliare sgradevole. La sua famiglia la ha allontanata da casa perché non accetta una donna muscolosa e bisessuale.
L’amore, il Love nel titolo è quello tra Lou e Jackie. Una relazione passionale, violenta agli estremi di una versione crime di Thelma e Louise. Tra l’altro, alcuni critici hanno definito il film “come se Thelma e Louise prendessero gli steroidi. Un sanguinoso trionfo per le storie d’amore lesbiche”. La forza distruttiva dell’eccesso è rappresentata in più sfaccettature. Dall’amore folle, all’ambizione che portano a una violenza da cui non si torna più indietro.
Dopo l’amore c’è la menzogna che porta al sanguinamento – bleeding, molto spesso tarantiniano. Le ambientazioni con grandi scenografie suscitano ampiezza, vanno a contrastare con i luoghi piccoli, come la palestra o la casa di Lou che sanno di sudicio e sporco. Un tratto quasi stereotipato di queste location. Per non parlare del personaggio di Ed Harris, inquietante, in stile Vecna di Stranger Things. Una terra quasi decadente, dove le persone come Lou sono ingabbiate all’isolamento dal resto del mondo. Per questo, vede in Jackie una via di fuga e non vuole lasciarsela scappare. Dall’altro lato, la culturista è una nomade che girovaga in auto-stop dall’Oklahoma e che vive sotto un ponte.
Problema di identità
Se da un lato assistiamo a delle interpretazioni corporali ottime da parte delle due protagoniste, dall’altro però il film rischia di perdersi in un calderone di identità non trovando la sua. Il film vuole essere provocatorio, estremizzando la realtà americana. Però, soprattutto in alcuni momenti sul finale, l’inserimento di tratti fantasy va a contrastare tutto quello visto in precedenza. Risultando al limite del cringe e perdendo di vista l’identità che vuole avere il film.
Love Lies Bleeding ha una regia, una fotografia e un montaggio molto rispettabili e molto interessanti che permettono al pubblico di rimanere sempre attenti, ancorati a alla storia. Non c’è mai un momento di noia. Rose Glass ha scosso la critica internazionale e il pubblico. Ora – mi auguro – possa fare altrettanto al pubblico italiano.
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