Madri – Una vita d’amore arriva finalmente in streaming gratis su Mediaset Infinity in Italia da mercoledì 21 giugno. Unisce sentimenti e medicina in una storia di emozioni e di riscatto. Il titolo originale è Madres. Amor y vida, medical drama spagnolo prodotto nel 2020, per un totale di quattro stagioni. Creata da Joan Barbero – tra le autrici de Il Principe – Un amore impossibile, la fiction iberica trasmessa su Canale 5 – e Aitor Gabilondo (creatore del recente successo In Silenzio con Áron Piper), la serie ci porta tra le corsie del reparto di Pediatria dell’Ospedale San Juan de Dios.
Qui convivono due anime: la parte di lunga degenza in cui il tempo è ingrediente essenziale per tentare di sbrogliare i nodi più complicati e il Pronto Soccorso, dove – al contrario – la velocità è una delle poche armi che possono fare la differenza.
La scienza, pilastro di ogni serie medica che si rispetti, si coniuga qui con altre colonne portanti. In primis, non ci sarebbe una storia senza i pazienti, che non sono numeri o vuoti gusci indeboliti dal ricovero. Sono persone ma soprattutto un concentrato di emozioni, che irrompono e che si intrecciano con quelle dei medici e dei cari che stanno al loro capezzale. È attraverso la commozione che si creano legami capaci di sopravvivere al tempo, relazioni straordinarie che avvicinano anche chi, apparentemente, ha poco da spartire.
A tal proposito, in Madri – Una vita d’amore, emerge con chiarezza quanto la maternità – e ancor prima, essere donne e figlie – crei un fil rouge in nome del quale si compiono gesti di sacrificio che si spiegano da sé. Le “madri” del titolo di questa serie spesso, con modalità differenti, dimostrano proprio quanto la loro sia “una vita d’amore”. Madri – Una vita d’amore intreccia dolore e speranza, amore e dissidi, nelle consapevolezza che siamo tutti umani, ma che spesso le mamme trovano forze straordinarie nella vita quotidiana, persino tra le corsie di un ospedale o su un cornicione di un tetto, senza sfociare in un elogio da supereroine.
Ogni mamma è genitore a suo modo, ma una consapevolezza risuonerà sempre nella mente e nel cuore di ciascuna quando qualcuno avrà l’ardire di parlare della sua creatura: “Sono sua madre!”, che è anche una citazione dal primo episodio della serie.
Non tutte coloro che hanno donato la vita sono uguali. Sarebbe svilente fare di tutta l’erba un fascio come per ogni generalizzazione. Olivia Zabala (Aida Folch) potrebbe argomentare con un’ulteriore tesi oltre a quella che avrà scritto per diventare pediatra quanto le sue due madri l’abbiano delusa. Se quella biologica l’ha abbandonata e non vuole saperne di lei nemmeno adesso che quella adottiva è deceduta, colei che se ne è presa cura le ha lasciato questo splendido messaggio: “L’idea di adottarti non fu mia, ma di tuo padre. Io non ti volevo.” Questa è stata la madre di Olivia e così la ricorda al suo stesso funerale.
Fatta questa doverosa premessa, la serie esplora l’amore materno incondizionato, basti guardare a Marián Ballesteros (Belén Rueda), che non sa più cosa fare per salvare sua figlia Elsa Tadino Ballesteros (Carla Díaz) dalle sabbie mobili dell’anoressia psicologica. È disposta a correre all’impazzata su un ponte tra le lacrime e senza fiato, ad andare contro il parere dei medici qualora veda un barlume di speranza, così come tornare sui suoi passi qualora si dovesse rendere conto di aver sbagliato.
Marián è l’esempio di una madre pronta a pensare di chiudere con la sua carriera che – solo apparentemente – è la sua vita. Da quando è diventata mamma, non è il lavoro la sua priorità.
Purtroppo le scadenze sono più pressanti perché – dall’altra parte – non c’è un capo disposto a chiudere un occhio. Di fronte a lei sta muovendo le pedine sulla scacchiera una giovane donna che, ormai, ragiona con la sua testa. Eppure, proprio quella ragazza che crede di essere forte – chissà come mai – in uno dei momenti di più grande smarrimento, è per terra, senza sensi, in posizione fetale perché – in realtà – di sua madre ha ancora bisogno.
Non solo lei, vale anche per Simón Herrera (Alain Hernández), ormai adulto e padre, nonché galeotto, che al suo fianco ha proprio sua madre Mila (Rosario Pardo) quando il figlio Sergio finisce al Pronto Soccorso. E poi c’è Luisa (Carmen Ruiz), che resta in ospedale giorno e notte: la sola volta che si concede una pausa, arriva la svolta tanto attesa… Ma in un battibaleno, neanche a dirlo, tornerà in prima fila, interrompendo la sua parentesi di svago perché finché suo figlio sta male non riesce neanche a pensare a cosa farà da qui a domani.
Madri – Una vita d’amore riesce ad arrivare dritto al cuore, spostando il nostro immaginario rispetto a ciò a cui associamo la serialità spagnola, grazie a un racconto sfaccettato che intrattiene e fa sorridere, ma – al tempo stesso – si prende la responsabilità di affrontare tematiche attuali e delicate, gettando luce sulla vita di tutte quelle persone che si battono ogni giorno per rendere la vita negli ospedali un po’ meno cupa in nome dell’empatia e del sostegno reciproco.