Mare Fuori 2: intervista a Valentina Romani (Naditza)
Naditza è uno dei personaggi che suscitano più empatia tra i ragazzi dell’IPM in Mare Fuori. Sfacciata, dal carattere solare e fonte di continue sorprese, la giovane zingara è un’habitué dell’Istituto Penitenziario Minorile di Napoli. Ha un dono: senza aver studiato musica le sue dita corrono sulla tastiera del pianoforte come se avesse alle spalle anni di impegno. Negli episodi di Mare Fuori 2, come approfondiamo in questa intervista a Valentina Romani, emergono nuovi lati di Naditza da cui ci aspettiamo grandi colpi di scena!
Trovi il video con l’intervista completa a Valentina Romani (Naditza) all’inizio di questo articolo.
Gli “amori impossibili”? “Non credo esistano”: l’inguaribile romanticismo di Valentina Romani
In Mare Fuori 2, come approfondiamo nell’intervista a Valentina Romani, Naditza – il suo personaggio – fa emergere un lato un pochino più fragile, più romantico. Questa ragazza carismatica, colorata, sempre sorprendente si è imbattuta in uno dei cataclismi migliori dell’esistenza: l’amore. Naditza ha perso la testa per Filippo. Ai due ragazzi non interessa quello che pensano gli altri, che li guardano come se stessero sognando – nella più completa incoscienza – una relazione che non riuscirà a stare in piedi.
Valentina Romani, del resto, appoggia il suo personaggio: “Non credo che esistano gli amori impossibili nel senso che ‘amore’ e ‘impossibile’ sono proprio due opposti”. Proprio perché “l’amore è una forza motrice molto potente”, “non ammette l’impossibile”. Così fa confluire in Naditza il suo romanticismo perché la ragazza nella fiction “crede profondamente nell’amore, nei legami, in ciò che unisce e sicuramente questo emerge con Filippo di cui è profondamente innamorata.”
Naditza è libera perché asseconda “quello che sente”
Nel cuore di Naditza esplode una necessità: “assecondare assolutamente quello che sente.” Questo bisogno, che può essere anche un’arma a doppio taglio, in realtà la aiuta. Pensando a Mare Fuori 2 in questa intervista a Valentina Romani, l’attrice spiega che la libertà del personaggio “viene proprio dalla sua interiorità, dal suo profondo più sincero”.
Non solo, mettere al primo posto i sentimenti le consente al contempo di fermarsi in una condizione “di ascolto con sé stessa molto intenso e necessario.” Questo non significa che Naditza prenda sempre la strada migliore. È in carcere perché “non è forse molto brava a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato”. La sua forza, però, risiede nella consapevolezza di quello che vuole. L’attrice riconosce che si tratta di una “gran fortuna” perché permette di mettere a fuoco l’obiettivo finale.
L’insegnamento prezioso di Naditza per la nostra società
Naditza è un personaggio molto forte, in quanto è una ragazza zingara che – nel caso in cui dovesse uscire dall’Istituto Penitenziario Minorile probabilmente verrebbe data in sposa a un uomo che non ama e si troverebbe a rubare per sopravvivere. Quindi lancia un messaggio molto forte per i telespettatori. Nel farlo “Naditza insegna, secondo me, una cosa veramente molto importante, ovvero l’ascolto con sé stessi”, spiega l’attrice.
Il suo atteggiamento scaturisce dal bisogno di evadere da una condizione famigliare che la rende infelice. Non per questo si arrende. Al contrario, guarda dentro di sé con attenzione. Prende tempo. Si ferma. In una società in cui si è perennemente di corsa non può che esserci di esempio. Alla luce di quanto scopre scavando nella sua interiorità, tira fuori gli artigli per conquistare quello che potrebbe farla sentire pienamente sé stessa. Quante volte ci chiediamo se quello che facciamo sia davvero quello che vorremmo fare? Quanto le convenzioni ci influenzano? In che modo gli altri o quello che gli altri si aspettano influisce sulle nostre azioni? Così, da una ragazza appartenente a una minoranza, chiusa in un carcere, non possiamo che imparare a “sintonizzarci sul canale dell’ascolto” e, sorpresa delle sorprese, prima di tutto di noi stessi.
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