May December, la recensione del film candidato come migliore sceneggiatura agli Oscar 2024
Presentato in anteprima al Festiva di Cannes e candidato all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, May December di Todd Haynes è uscito al cinema con Lucky Red dal 21 marzo. Ora, il film arriva su Sky Cinema Uno, mercoledì 9 ottobre. Inoltre, May December sarà. disponibile in streaming e on demand su NOW.
Al centro della storie le due attrici premio Oscar Natalie Portman e Julianne Moore, in un racconto tra il melò e il thriller. Ad affiancarle Charles Melton (Riverdale) che per la sua interpretazione ha ricevuto la candidatura al Golden Globe e altri riconoscimenti, tra cui quello di Miglior attore non protagonista dell’anno dal National Society of Film Critics.
Todd Haynes porta sullo schermo uno scandalo americano, riuscendo ad essere allo stesso tempo brutale e affascinante.
Una nota attrice Elizabeth Berry (Natalie Portman) si reca a sud degli Stati Uniti, a Savannah per conoscere Gracie Atherton-Yoo (Julien Moore) e suo marito Joe Yoo (Chalres Melton).
Elizabeth deve interpretare Gracie in un film dedicato a una vicenda che ha visto coinvolta la donna, uno scandalo di vent’anni prima. Gracie ha avuto una relazione quando aveva 36 anni con Joe, allora tredicenne, dal quale rimase incinta. Dopo essere stata in prigione per abuso su minore, Gracie e Joe si sposarono ed ebbero due gemelli.
La famiglia sembra aver trovato poi una serenità in questa cittadina del sud, dove tutto scorre piacevolmente. I figli stanno per andare al college, Gracie si diletta a fare torte per i vicini e Joe coltiva la sua passione per gli insetti. L’arrivo di Elisabeth sconvolgerà questa quiete apparente e minerà la stabilità mentale della famiglia tra il passato che ritorna, le bugie, le manipolazioni e confessioni.
“Voglio che tu ti senta vista “, dice l’attrice sinceramente a Gracie, usando un cliché culturale dei nostri tempi. “Sii gentile”, dice un vicino a Elisabeth, usandone un altro. Sono innumerevoli le volte in cui sentiamo dire “Grazie – Thank you”, da parte di Natalie Portman nel film.
Il tutto sfocerà in scontri famigliari dove Gracie e Joe affronteranno temi su cui hanno sempre sorvolato per anni. Il cosiddetto “non detto” tornerà a galla e farà molto male.
Una storia liberamente tratta da un fatto di cronaca che sconvolse l’opinione pubblica negli anni Novanta, il film racconta del processo di immedesimazione dell’attore, con uno sguardo minaccioso nelle perversioni umane. Il conturbante dramma di Todd Haynes sconvolge lo spettatore e lascia molto qualcosa a cui pensare.
Il fulcro del dramma è il rapporto tra Gracie e Joe, già evidente nel titolo May December con cui si intende una relazione tra una persona più giovane e una più grande. Maggio rappresenta la giovinezza e dicembre il partner più anziano. May December è un film profondamente scomodo.
L’argomento trattato è stato visto più volte nelle commedie americane come Indovina perché ti odio di Adam Sandler, ma qui l’umorismo abbraccia il senso di puro disagio.
In superficie il film è delicato e le performance dei tre protagonisti eccedono. Un problema che nasce fin dall’inizio è musicale. Quando Gracie controlla in frigorifero se ci sono abbastanza hot dog, entra in gioco la musica drammatica da pianoforte, in stile fiction di Canale 5 con un richiamo a Twin Peaks. Questo è l’inizio di qualcosa di ridicolo che si protrarrà per tutto il film.
Dall’altro lato però Haynes utilizza dei tecnicismi di camera simbolici come il gioco degli specchi. Attira l’attenzione tra ciò che accade sullo schermo e fuori campo. Elisabeth e Gracie hanno dei momenti di intimità che rasentano la tensione sessuale a tratti e con l’espediente dello specchio spesso le attrici guardano in macchina coinvolgendo ancora di più lo spettatore in questo senso di disagio.
Il regista attira l’attenzione sulla disconnessione tra ciò che accade sullo schermo e la nostra recezione. Questo perché il film stesso parla della disconnessione dei personaggi da ciò che sta accadendo.
Gracie è l’immagine stessa della compostezza, anche se in privato è spesso sull’orlo delle lacrime. Al tempo stesso si mostra quasi inconsapevole della sua crudeltà nel dire le cose. Manipola ma con attenzione e puntigliosità fa notare le cose ai suoi famigliari. “Voglio lodarti per essere stata così coraggiosa per aver mostrato le braccia in quel modo“, dice a sua figlia mentre la ragazza prova l’abito per il diploma. Abbiamo la sensazione che Gracie sia sempre stata così: materna e soffocante.
Joe, nel frattempo, sembra essere ancora un bambino all’età di 36 anni. Ha un modo di parlare timido ed esitante che suggerisce qualcosa del bambino di seconda media che è stato, ma in cui è rimasto incasellato. Nel corso degli anni è rimasto affascinato dalle farfalle monarca in via di estinzione e le ha allevate a casa, per poi liberarle: non esattamente la più sottile delle metafore, ma comunque piuttosto azzeccata. Joe non è mai riuscito a trasformarsi in una farfalla; è ancora essenzialmente in uno stato larvale, bloccato in una relazione iniziata quando era bambino.
Tra i due fuochi si inserisce Elisabeth, forse la parte più complicata del trio. Osserva Gracie in tutte le sue caratteristiche fisiche, il suo comportamento. È attenta e un’acuta osservatrice, al punto che si immerge completamente nell’identità di Gracie. Quando Elizabeth va a parlare con un gruppo di liceali, le viene chiesto com’è girare una scena di sesso. L’attrice menziona il fatto che di solito sono molto coreografati, ma poi parla di “perdere il filo”, di come realtà e finzione si fondano insieme. La sua voce diventa un sussurro sensuale mentre parla, come se stesse per perdere proprio quel filo di cui parlava davanti ai ragazzi. Nella scena allo specchio, Elizabeth mima e cattura ogni movimento di Gracie, in questa l’ambiguità del gesto attoriale di emulare una persona creando un personaggio.
May December è una miscela di umanità e ferocia. Haynes vira tra il noir e sarcasmo non sapendo a volte che tipo di direzione volesse dare. Non sa esattamente come sentirsi riguardo a tutto questo, prova una serie di emozioni e vuole che le proviamo anche noi. Il risultato è curiosità e fascino per un fatto di cronaca oscura da tabloid. Non abbiamo risposte o un epilogo felice, i fatti vengono narrati e le sensazioni diffuse.
Il brutale gioco di potere che sfocia gradualmente tra due personalità narcisistiche, i personaggi di Portman e Moore, è un’affascinante indagine sulla complessità della natura umana. Raccontare storie scomode come nel caso di Elizabeth, fa riflettere sulla delicatezza nel portare in scena fatti ispirati a eventi realmente accaduti.
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