Napoleon, recensione del magistrale film epico di Ridley Scott
Il regista 86enne Ridley Scott arriva al cinema con il suo nuovo film Napoleon, dal 23 novembre in sala. Un’opera epica ricca di spettacolarità e azione che narra l’ascesa di un uomo, tra alti e bassi, da semplice capitano dell’esercito francese a imperatore. Il vincitore dell’Oscar Joaquin Phoenix è il volto del protagonista in questa produzione mozzafiato su larga scala. Il tutto orchestrato da un veterano del genere come Ridley Scott (Il Gladiatore), che cattura la strenua corsa e bramosia di potere di Bonaparte. In questo percorso, la relazione con Giuseppina è al centro della narrazione del film Napoleon, interpretata dalla nominata all’Oscar Vanessa Kirby.
Un colossal storico
La storia inizia nel 1789, quando Maria Antonietta viene ghigliottinata durante la Rivoluzione francese. Un giovane ufficiale di artiglieria osserva con lo sguardo semichiuso la scena, espressione che adotterà per gran parte del film. Sin dai primi minuti la tensione è palpabile, nella scelta del regista di soffermarsi qualche secondo in più sulla chiusura dello strumento di morte. I nuovi leader della Repubblica temono di essere cacciati dai realisti o dagli invasori britannici. Quindi inviano questo soldato corso trasandato alla città di Tolone per liberare una fortezza occupata dai soldati britannici. Ed è qui che inizia la salita al potere di Bonaparte grazie alla sua arguzia da stratega militare.
C’è molto da narrare e Scott lo fa con uno stile che sorprende, focalizzandosi sulla relazione d’amore tra Napoleone e Giuseppina. Questa aristocratica vedova lo incanta al primo sguardo. Vanessa Kirby è meravigliosa e carismatica da giustificare il colpo di fulmine. Phoenix regala un’altra interpretazione papabile per una candidatura importane. Il suo Napoleone è un lontano parente dell’Imperatore Comodo che ha interpretato nel cult Il Gladiatore. Bonaparte è a tratti rilassato, quasi al punto di sonnolenza quando è in battaglia, un bambino viziato durante le riunioni e un adolescente imbarazzato quando interagisce con le donne. Il progredire del personaggio è evidente, dall’ansia nella prima battaglia, fino alla campagna in Russia.
Una fotografia da Tableau vivant
Napoleon è un film contenitore di storie: di politica, di guerra, ma soprattutto d’amore. La figura centrale é il personaggio di Joaquinn Phoenix, ma Napoleone non esiste senza Giuseppina. In questo amore infinito, contorto e disturbante vengono alla luce tutte le sfaccettature del protagonista. Di pari passi con le conquiste geopolitiche del futuro imperatore. Personalità ossessionata dal dominio e potere, probabilmente per contrastare le sue paranoie fisiche ed estetiche di inferiorità.
L’opera di Ridley Scott sceneggiata da David Scarpa raccoglie gli eventi canonici che tutti abbiamo studiato. Una pagina di Wikipedia di Napoleone. La grandezza del film, che giocherà un ruolo da protagonista ai prossimi Oscar, è sicuramente la fotografia. Scene di battaglia uniche, ben comprensibili – cosa non scontata -, in cui Napoleone è sempre ben visibile. Campi lunghi, scontri a cavallo e coreografie tra i battaglioni tipici dei grandi colossal epici. I costumi impreziosiscono la messa in scena, tra lo sfarzo e l’accuratezza del dettaglio. Ogni inquadratura è un perfetto quadro, soprattutto quando in scena ci sono Napoleone e Giuseppina. I due spesso prima di attaccare la battuta rimangono fermi per qualche istante, quasi come se il regista fosse ammaliato dalla bellezza di quello che osservava da posticipare il gesto di “azione”.
Tra i tanti momenti iconici della storia di Napoleone, forse il momento dell’auto-incoronazione è uno dei più importanti. Nel film, la scena è leggermente troppo rapida, ma i costumi rendono tutto così magnifico che si rimane estasiati e felici nel vedere l’inquadratura comprendere un giovane Jacques-Louis David immortalare la scena per quello che sarà il dipinto L’incoronazione di Napoleone, uno dei quadri più famosi al mondo.
La storia non la raccontano sempre i vincenti
Dalla Rivoluzione Francese a un nuovo impero, questo è il ciclo che si è ripetuto nella storia della Francia. In quegli anni a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, un uomo a scombussolato la geografia dell’Europa e non solo, in cerca di conquista per soddisfare la sua irrefrenabile voglia di successo. “Ho raccolto questa corona dal fango e l’ho ripulita per porla sulla mia testa”.
Se è vero che la storia la raccontano i vincenti, la figura di Napoleone è stata così significativa è importante che a oggi ci ricordiamo più il suo nome rispetto a coloro che alla fine lo hanno sconfitto, dopo trattati, tradimenti, compromessi, il famoso Congresso di Vienna, i due esili all’isola d’Elba e Sant’Elena. Una personalità guerrafondaia e portatrice di morte, perché di soldati morti per il volere di Napoleone se ne contato più di 3 milioni. Un uomo spinto dal troppo amore per il suo paese e dalla voglia di conquistare, di inseguire i suoi riferimenti Giulio Cesare e Alessandro Il Grande. “Amo troppo il mio paese, io volevo solo il meglio per lui”.
La vita di Napoleone ci viene mostrata in diverse fasi delle sua vita, tutte accumunate dal desiderio di compiacere il volere di qualcun altro. Prima la madre, poi Giuseppina, per la quale prova un amore viscerale e tossico con le costanti lettere inviate alla donna durante le sue campagne in giro per il mondo. Messaggi in cui si rimarca la paura di non sentirsi amati e la voglia di avere tutto sotto controllo, anche l’amore di un’altra persona.
Ridley Scott rinuncia al peso simbolico in favore di uno spettacolo con una grande star al centro. Napoleone è sempre stato un personaggio seducente; fin dai tempi di Tolstoj, la ritirata da Mosca è il simbolo della liberazione miracolosa della Madre Russia. Il culto postbellico di Napoleone sopravvive per coloro che vogliono annullare gli orrori del XX secolo e far rivivere quella che considerano “l’avventura romantica della guerra”. Infatti, Hitler ne era affascinato. Per Kubrick, nel suo famoso progetto cinematografico abbandonato, forse ci si poteva aspettare che Napoleone sopportasse il peso di ogni tipo di significato. Ma questo non è l’intento di Scott.
Lo sceneggiatore David Scarpa, ha scritto molte vignette satiriche rappresentate sui giornali dell’epoca, molto divertenti. Scena dopo scena, il film Napoleon è un intrattenimento eccezionale. Forse, però, mancano approfondimenti su chi sia realmente Napoleone o cosa desideri, da dove venga e perché sia così di successo. Sarà per questo motivo che il regista ha già annunciato di essere al lavoro su una director’s cut di quattro ore e mezzo.
Fabio dice
Ridley Scott ha fatto un grandissimo errore non inserendo “La Battaglia di Marengo”. che Napoleone aveva perso sul campo e rivinto grazie al generale Desaix, che morì proprio attaccando gli austriaci. Senza la vittoria della “Battaglia Di Marengo”, non sarebbe diventato il Napoleone che tutti conosciamo, e non esisterebbero battaglie famose come quella di Austerlitz e Waterloo. Nelle battaglie di Waterloo, Jena, Austerlitz e Wagram (citate in ordine sparso), il cavallo di Napoleone si chiamava Marengo. Dopo avere perso la battaglia di Waterloo, Napoleone si rammaricava di non avere avuto il Generale Desaix al suo fianco, e che Waterloo era una Marengo più sfortunata.