A che ora è la fine del mondo? Lo potremmo chiedere a Massimiliano Bruno e Alessio Maria Federici, i registi di Non ci resta che il crimine – La serie. Dopo la fortunata trilogia cinematografica, i tre improbabili viaggiatori nel tempo – Moreno (Marco Giallini), Giuseppe (Gian Marco Tognazzi) e Claudio (Giampaolo Morelli) – sono alle prese con gli anni Settanta.
Quando una faccenda personale porterà uno di loro a modificare il corso della storia, il trio si ritroverà a fare i conti con una distopia fascista – peraltro con una donna al vertice – che ha preso il sopravvento nell’Italia di oggi. Ecco che Claudio, Giuseppe e Moreno devono tornare di nuovo indietro nel tempo per rimettere le cose a posto, sempre che ci riescano.
È una metafora dei tempi che viviamo? Non proprio. La serie è stata scritta ben prima del 25 settembre 2022, eppure gli echi di contemporaneità non sono casuali. Come racconta Massimiliano Bruno – anche interprete dello scienziato Gianfranco – e Alessio Maria Federici (Generazione 56k di Netflix), la storia di Non ci resta che il crimine – La serie sottolinea come sia precario l’equilibrio su cui si ergono le democrazie. La degenerazione totalitaria già staglia la sua lunga ombra su alcune nazioni europee: per questo non si dovrebbe mai abbassare la guardia.
In apertura di post trovate la video-intervista completa a Massimiliano Bruno e Alessio Maria Federici, mentre qui trovate quelle a Maurizio Lastrico e Liliana Fiorelli, a Gianmarco Tognazzi e Giampaolo Morelli e quella a Marco Giallini. Non ci resta che il crimine – La serie è su Sky e Now dall’1 dicembre.
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