Povere Creature!, la recensione del film di Yorgos Lanthimos con Emma Stone
Dopo aver vinto due Golden Globe, il film Povere Creature! ha brillato anche durante la notte dei 96esimi Academy Awards, con quattro Oscar tra cui migliore attrice a Emma Stone. Leone d’Oro all’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, l’opera del greco Yorgos Lanthimos ha debuttato in sala il 25 gennaio 2024. Inoltre, 14 marzo 2024 arriva in streaming su Disney+.
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Dal regista de La Favorita e dalla produttrice Emma Stone (anche protagonista) arriva l’incredibile storia e la fantastica evoluzione di Bella Baxter, una giovane donna riportata in vita dal brillante e poco ortodosso scienziato Dr. Godwin Baxter (Willem Dafoe). Sotto la protezione di Baxter, Bella è desiderosa di imparare. Affamata della mondanità che le manca, Bella fugge con Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), un abile e dissoluto avvocato, in una travolgente avventura attraverso i continenti. Libera dai pregiudizi del suo tempo, Bella è sempre più decisa nel suo proposito di difendere l’uguaglianza e l’emancipazione.
Il film è l’adattamento del romanzo di Alasdair Gray, una storia fantascientifica che ricorda una versione gotica di Frankestein. All’interno del suo cranio, Bella ha il cervello di un neonato che lei stessa portavo in grembo, prima di gettarsi dal Tower Bridge di Londra. Lei è bambina e al tempo stesso madre di sé stessa. Sta imparando a camminare, a parlare, a mangiare e le buone maniere che il suo creatore Godwin, che lei chiama God, le insegna. Un uomo di scienza, un medico nato sotto un padre psicopatico e ossessionato dalla medicina che faceva esperimenti sul suo stesso figlio ora sfigurato e costretto a vivere attaccato a delle macchine.
Nel mondo che God ha creato per Bella esiste solo questa casa di fine ‘800, immensa. Tantissime stanze abitate da animali creati dallo scienziati, come un pollo con la testa di un bulldog. Godwin assume uno degli studenti dei suoi corsi all’università, Max (Rany Youssef) per seguire Bella nel suo sviluppo e nei progressi giornalieri. Più passano i giorni, più cresce la voglia di Bella di scoprire il mondo fuori. Lei è imprigionata in quella casa e l’unico modo per vedere cosa c’è oltre quelle mura, è attraverso la finestra – chiusa con lucchetto – della sua stanza.
La voglia di vivere la vita di Bella è così forte che viene raggirata dall’arrivo di un uomo, un avvocato, Duncan Wedderburn. Un personaggio che raffigura tutta la mascolinità tossica. L’uomo si definisce un “Don Giovanni” e vuole sempre avere il controllo. Duncan si innamora di Bella e l’esperienza finisce per distruggerlo. “Li abbiamo soprannominati i Sid e Nancy dell’età vittoriana”. Dice Mark Ruffalo.
La rinascita e la riscoperta del corpo
Gran parte delle scoperte di Bella sono legate alla scoperta del corpo e al sesso. Lanthimos mette in scena in modo dettagliato e senza timore, molte sequenze legate all’atto. Il personaggio di Emma Stone scopre il piacere sessuale in maniera graduale: prima da sola e poi con Duncan, attraverso un viaggio di rinascita e scoperta di sé e del mondo. La prima tappa è Lisbona. Qui Bella esplora, conosce altre realtà diverse da una società altolocata. Lo stesso Duncan vive nel lusso tra persone della “bella società”. La ragazza è pudica e genuina, senza paura dice la verità, creando situazione comiche e bizzarre in una perfetta rom-com.
Emma Stone, che ha già visto il Golden Globe e si presta a vincere il suo secondo Oscar, è sublime. Il modo in cui si è immedesimata in Bella è l’ennesima dimostrazione della sua bravura e del progredire della sua carriera. L’evoluzione di Bella verso l’emancipazione parte anche dal padroneggiare un linguaggio forbito grazie alla lettura e alle amicizie nel viaggio in crociera. La ragazza diventa una filosofa, lavoratrice in un bordello a Parigi, segue la campagna socialista e ambisce a diventare un medico. Arrivando poi a conquistare il suo posto nel mondo. L’effetto Stone, grazie anche ai suoi occhi da patrimonio mondiale, regala un personaggio meraviglioso, spiritoso, pungente e bizzarro senza precedenti.
Senza timore e peli sulla lingua, Bella diventa un personaggio scomodo per i ceti sociali alti e soprattutto per gli uomini. Accanto ai temi della sessualità e delle costrizioni sociali, il film esplora il bisogno dei personaggi maschili di controllare Bella. Povere Creature! esplora in profondità il modo in cui gli uomini vedono le donne, la pressione a cui le sottopongono e la loro convinzione che le donne siano lì per servirli.
Fish-Eye e steampunk
Inizialmente, i filmmaker avevano pensato di utilizzare città come Budapest e Praga come location, ma, ispirandosi ai film degli anni Trenta, Lanthimos ha iniziato a esplorare l’idea di costruire un mondo completamente nuovo da zero. Voleva essere in grado di vedere i set sullo schermo e farli diventare parte del tessuto del film. Il regista greco prende in prestito molto dall’espressionismo tedesco con la prima parte del film che ricorda molto Il gabinetto del dottor Caligari. Una costante dei film di Lanthimos è l’utilizzo del fish-eye. L’obiettivo grandangolare estremo che più volte ci permette di spiare i protagonisti, soprattutto all’interno della casa di God, con un ‘occhio’ più dettagliato, come se stessimo osservando dallo spioncino di una porta.
Una colonna sonora ipnotica
Immaginiamo poi il film Povere Creature! trasportato in un paese delle meraviglie steam-punk con colori sgargianti, costumi, balli, sfondi artificiali da libro illustrato. Il risultato è un’ unione tra un film di Terry Gilliam e la simmetria metodica di Wes Anderson. Lanthimos si spinge molto con Povere Creature!, ma come si ribadisce spesso nel film “se vuoi vedere il meglio e il peggio della vita, devi andare molto lontano”. Ad arricchire il tutto e a portare ancora una volta il senso viscerale dei film del regista greco è la colonna sonora.
Composta da Jersin Fendrix, la musica accompagna la rinascita di Bella. La sua scoperta, la sua emotività, dalla gioia alla tristezza ed è ipnotica insieme ai quadri che ci mostra il regista, andando a focalizzarsi sull’incredibile accuratezza dei dettagli della scenografia. Dal cinema muto, Lanthimos prende anche spunto per le didascalie a schermata per titolare i capitoli della pellicola. Le immagini sono prese dal libro da cui è tratto il film e sono ricche di simbolismo in parallelo allo sviluppo della consapevolezza di sé di Bella. Per Fendrix, Bella, Godwin, Max, Duncan sono tutti molto immaturi e ingenui e questo gli ha ispirato molta tenerezza. Con la colonna sonora crea un senso di instabilità e puerilità che rispecchia i personaggi.
Un film di crescita e non solo
Lanthimos rimane sempre un regista provocatore con una maturità e consapevolezza ulteriore rispetto ai suoi primi film. Ad ogni modo, sfida il pubblico in sala con questioni scomode, ma allo stesso tempo trova un equilibrio fanciullesco unito al profano e allo squallido. Una storia di una rinascita, quella di Bella, che scopre la vita, e l’amore per la vita, nonostante il segreto che si cela dietro alla sua presenza nel mondo. “Provo sentimenti contrastanti. Amo vivere, ma allo stesso tempo provo rabbia e odio per il modo in cui lo posso fare”.
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