Prisma, la serie che fa bene a chi la guarda
Sono poche le storie capaci di catturare lo spirito del tempo, anziché esserne semplicemente la conseguenza. Prisma è uno di questi rari casi: la cura con cui Ludovico Bessegato, Alice Urciuolo e Francesca Scialanca hanno creato questo coming-of-age non è purtroppo comune. Il segreto di Prisma, serie che parla di fluidità addentrandosi – senza voyeurismo – nelle vite di chi esiste al di fuori dello spettro del binarismo, sta nel dare priorità alla rappresentazione, davanti e dietro la telecamera, e alla rappresentanza.
Ecco che le vicende di Prisma che vediamo sullo schermo vengono restituite al pubblico che si ambisce a immortalare, senza mettere nessuno sul piedistallo. Non ci sono pietismi di circostanza, né tantomeno storie di fatiche, soprusi e delegittimazioni fini a sé stesse. Questo tipo di racconto LGBTQIA+, così attento e sintonizzato su chi guarda, va preservato e coltivato a ogni costo, al di là delle logiche degli algoritmi delle piattaforme.
Sono di questo parere anche Chiara Bordi e Caterina Sforza, rispettivamente Carola e Nina. “Prisma è una serie che fa bene a chi la guarda. Quando mi chiedono se valga la pena recuperarla io dico che è un favore che fai a te stesso,” afferma Sforza. Bordi aggiunge: “Si tratta di un modello particolare, abbiamo bisogno di più Prisma e di più serie come questa”.
In apertura di post trovate la video intervista completa a Chiara Bordi e Caterina Forza, mentre qui è disponibile quella a Mattia Carrano, Lorenzo Zurzolo e Ludovico Bessegato. La seconda stagione di Prisma è disponibile dal 6 giugno su Amazon Prime Video.
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