Questo mondo non mi renderà cattivo, la spiegazione del finale
Nel finale di Questo mondo non mi renderà cattivo, la serie Netflix di ZeroCalcare dal 9 giugno, gli inquirenti vogliono vederci chiaro sulla faccenda degli scontri che ha portato ragazzo Lucertola, uno sbarbino a cui Zero ha dato ripetizioni per tre anni, a venti giorni di prognosi. La situazione peggiora quando si apprende che ragazzo Lucertola è il figlio di un politico di spicco – presumibilmente di destra – che intende fare un putiferio finché il colpevole dell’aggressione non sarà dietro alle sbarre. Le ricostruzioni di Zero, Sarah e Secco servono a venire a capo della vicenda, anche se i tre si dimostrano ben poco collaborativi con gli agenti – uno dei quali doppiato dal mitico Silvio Orlando – che cercano di interrogarli.
La spiegazione del finale di Questo mondo non mi renderà cattivo sta tutta nella scena in cui Sarah, Zero, Secco e amica Pterodattilo decidono di cancellare il video in cui Cesare rifila un pugno a ragazzo Lucertola, il figlio di un importante politico. Se quel filmato – ripreso da Sarah durante gli scontri – fosse finito nelle mani degli inquirenti, per Cesare si sarebbero aperte le porte del carcere. Un uomo con un passato travagliato come il suo, da poco uscito dalla comunità e coinvolto in uno scontro come quello avvenuto in quartiere non può avere via di scampo, di fronte al ferimento del figlio di un politico che pretende la testa del colpevole su un piatto d’argento.
Uno degli inquirenti, mentre si accinge a salire in macchina, esorta Zero e il suo gruppo di amici a vuotare il sacco e a fare il nome della persona che ha ferito ragazzo Lucertola durante gli scontri. Le autorità sono convinte che sia stato qualcuno del loro schieramento a ferire il “nazista”, ma la verità è che è stato Cesare, il quale – accidentalmente – ha rifilato un pugno al ragazzino mentre quest’ultimo, insieme agli altri camerati, infieriva su di lui quando Cesare è finito a terra.
I nazisti, infatti, si sono subito rivoltati contro Cesare quando questi ha cercato di ragionare insieme a Domenica, la bidella che ha preso il megafono cedutole da Sarah per spiegare la realtà del loro quartiere. La scuola non sta venendo progressivamente svuotata a causa dell’arrivo dei trenta richiedenti asilo, bensì è un processo che non si ferma da decenni: la carenza di servizi e di manutenzione ha fatto sì che i genitori portassero i loro figli lontano dal quartiere.
Cesare, uscito dal commissariato, non si ferma a parlare con Zero e gli altri nonostante questi ultimi avessero cercato di intervenire in suo aiuto quando i nazisti hanno iniziato a menarlo. Le forze dell’ordine schierate in assetto anti-sommossa hanno impedito, però, che lo schieramento di Zero potesse fermare il pestaggio. Cesare se ne va, presumibilmente verso casa dove l’aspetta l’anziana madre. Tra lui e i suoi (ex?) amici c’è solo un breve sguardo, ma Zero e gli altri non hanno dubbi sul da farsi. Anziché tradire Cesare, ancorché schierato coi nazisti nella vicenda del centro d’accoglienza, per evitare una denuncia e di andare a processo, Zero, Secco, Sarah e amica Pterodattilo cancellano di comune accordo il video che l’avrebbe implicato nell’aggressione di ragazzo Lucertola.
Cancellando la prova che avrebbe indicato Cesare come il colpevole, Zero e i suoi amici decidono di andare al passo del più lento, che in questo caso è Cesare. Questo mondo non mi renderà cattivo si conclude proprio così: senza una riconciliazione con Cesare, ma con la speranza che – scegliendo di fare la cosa giusta, e non quella più comoda – la loro comunità si possa ricostruire partendo dalla tutela dei più fragili.
È solo così che quella fossa delle Marianne, come Zero definisce il loro quartiere che dista 12 chilometri da Roma – la profondità misurata della fossa -, potrà cominciare a essere un po’ meno inospitale e misteriosa per coloro che ci si ritrovano a vivere e devono trovare un modo per coesistere nello stesso spazio in un equilibrio delicato e complesso.
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