Squid Game fa paura? La serie tv coreana disponibile su Netflix a partire da venerdì 17 settembre è diventata un fenomeno di culto in grado di scalare la vetta della classifica dei titoli più visti sulla piattaforma in più di 90 Paesi. Di questo passo, stando alle stime del servizio streaming, Squid Game potrebbe diventare la serie tv più popolare nella storia di Netflix nel suo primo mese di presenza in catalogo.
In questo survival k-drama composto da nove episodi, 456 concorrenti disperati gareggiano gli uni contro gli altri in vari giochi per bambini nel tentativo di sopravvivere e vincere il montepremi di 45,6 miliardi di won che potrebbe trasformare la loro triste esistenza.
Molti spettatori, prima di cominciare la visione della serie, si sono chiesti: “Squid Game fa paura”? Partiamo dai fatti. La visione della serie su Netflix è vietata ai minori di quattordici anni, come indica la dicitura “VM14” nella scheda del titolo presente nella piattaforma.
Di per sé la serie tv Squid Game non è considerabile alla stregua degli horror, genere alla cui visione è abitualmente associata la paura suscitata in chi guarda. Si tratta di un thriller psicologico, ovvero di una serie i cui risvolti sono ben più profondi della mera violenza che viene messa in scena.
Violenza che, tuttavia, la serie non si esime dal mostrare. La brutalità delle sfide di Squid Game, tutte variazioni mortali di popolari giochi per l’infanzia come “Un, due, tre, stella”, ha sempre implicazioni cruente che risultano in frequenti scene splatter, sia che si tratti di uccisioni che di torture. Chi è suscettibile alla resa visiva e al sovente ricorso alla violenza in una serie potrebbe non trovarsi a proprio agio nella visione di Squid Game, che tuttavia non è una serie brutale fine a sé stessa.
La vera domanda che perseguita chi guarda è una sola: chi si cela dietro a questi giochi e perché li ha organizzati? Addentrarsi nella psiche di chi accetta di partecipare al gioco, ma soprattuto in quella di chi ha ordito quel perverso torneo, è la ragione che spinge gli spettatore a rimanere incollati allo schermo.
Per questa ragione, non è Squid Game a fare paura di per sé, ma l’ipotesi che, messi nelle condizioni estreme di dover sopraffare la concorrenza a qualsiasi costo, ogni essere umano è potenzialmente capace di commettere atti inimmaginabili.
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