Di cosa parla Stranger Things? Mancanze di idee o semplice azione di marketing? Negli ultimi anni sono proliferati, sul grande e sul piccolo schermo, una miriade di remake, sequel e prequel di film che hanno segnato la cultura popolare degli anni 80′ e 90′ (da “Una mamma per amica” a “Ghostbusters”, da “Star Trek” a “Star Wars”). Tra i tanti esempi che sono appena stati rilasciati non si può non citare il nuovo gioiellino targato Netflix: “Stranger Things”. Disponibile dallo scorso 15 luglio sulla celebre piattaforma streaming statunitense, la nuova serie televisiva dei fratelli Duffer è un vero e proprio omaggio agli anni ’80.
La trama avvincente
Di cosa parla Stranger Things? È ambientato a Hawkins – piccola cittadina dell’Indiana in piena era Reaganiana. Il nuovo thriller soprannaturale targato Netflix racconta la scomparsa di un ragazzino (appassionato di fantasy games) che svanisce nel nulla, in circostanze altamente sospette. La madre, conscia di aver perso il figlio, apre un’inchiesta per ritrovarlo. Qui si scoprono una serie di misteri che coinvolgono esperimenti governativi top-secret, terrificanti forze soprannaturali e una bambina molto strana.
Magia e suspance
Fin dal primo episodio, la serie televisiva targata Netflix (composta da otto puntate di 60 minuti ciascuna) ti tiene col fiato in sospeso. Quando pensi di aver capito tutto e di aver realizzato il motivo per cui è scomparso il giovane Will Byers, la trama viene completamente stravolta. Il telespettatore, infatti, torna ad essere “confuso”. Non riesce immediatamente a collegare gli eventi che gli sono appena stati proposti.
Il paranormale incontra la fantascienza
Ad un certo punto, come se non bastasse, oltre alla scomparsa di Will Byers (interpretato dal giovane, ma talentuosissimo Noah Schnapp), i protagonisti della serie – in particolare il gruppo di amici dello stesso Will – se la dovranno vedere anche con Undici. Si tratta di una bambina dai poteri soprannaturali scappata dagli esperimenti governativi di cui è stata vittima. La giovane ragazza, inizialmente scettica ed impaurita, li aiuterà successivamente (anche con i suoi poteri) nella ricerca del loro giovane compagno di avventure. Così sarà fondamentalmente nella riuscita dell’impresa finale.
Gli omaggi a John Carpenter e a Stephen King
Oltre al paranormale, il nuovo gioiellino targato Netflix è arricchito in tutti e gli otto episodi da atmosfere cupe e misteriose che non lasciano scampo all’ansia e che sembrano omaggiare due dei più grandi registi e sceneggiatori statunitensi: John Carpenter (“La cosa”, “Christine – La macchina infernale” e “Il signore del male”) e Stephen King.
Winona Ryder nel cast
Un altro motivo per non perdersi assolutamente “Stranger things” è la presenza nel cast di Winona Ryder (ha ottenuto la fama internazionale nel 1990 con il film “Edward mani di forbice” di Tim Burton). Dopo una parentesi poco fortunata nel mondo del cinema e delle serie televisive, l’attrice statunitense torna in grande stile su Netflix per interpretare la mamma del bambino scomparso. La sua performance nei panni di Joyce Byers è unica e coinvolgente e riesce a trasmettere al telespettatore, fin dal primo istante, l’ansia e il tormento di una madre conscia di aver perso il figlio.
Nostalgia per i mitici anni Ottanta
Ambientata nel 1983, la nuova serie televisiva targata Netflix (disponibile dallo scorso 15 luglio) è un continuo riferimento (e omaggio) alla cultura dei mitici “Eighties”. Nel corso degli otto episodi, i fratelli Duffer (alla loro prima esperienza televisiva; in passato si erano dedicati principalmente al grande schermo o alla produzione di cortometraggi) riescono a portarsi a casa un perfetto mix della cultura popolare statunitense, con la quale una generazione è cresciuta, si è emozionata e ha sognato.
Un mix perfetto ricco di citazioni
Dalle lunghe camminate sulle rotaie (“Stand by me”) ai bambini in sella alle biciclette (“E.T.”), dalla caccia di creature fantastiche ai fenomeni paranormali, Netflix, ancora una volta, con “Stranger things” ha confermato la propria superiorità in fatto di originalità e qualità, producendo una serie televisiva in cui si mescolano il mistery, il thriller e il paranoramale e in cui vengono indirettamente ricordati i migliori “teen movies” del passato (“I Goonies” di Donner o il più recente “Jumanji” di Johnston).
La colonna sonora
In “Stranger Things” gli anni Ottanta non si fanno sentire solamente con gli omaggi cinematografici che i fratelli Duffer hanno voluto fare nel corso degli otto episodi, ma anche grazie alla musica. Nel corso della serie televisiva, infatti, si possono ascoltare capolavori dei Clash, delle Bangles, dei Toto e dei Joy Division. Il tutto per un ricordo indelebile dei mitici “Eighties”.
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