The Substance, perché togliamo sale ai film che vanno bene?
Nonostante il dimezzamento delle sale e del numero degli spettacoli, The Substance mantiene la posizione al box office.
Andrea Romeo, fondatore e direttore editoriale di I Wonder Pictures: “È un segnale evidente che il film poteva e può garantire di più. Non possiamo accettare in silenzio di stringerci mentre decine di spettacoli in sale più grandi restano vuoti attorno a The Substance. L’esercizio si evolva e ascolti il pubblico, più che i distributori”.
The Substance di Coralie Fargeat si affaccia alla sua quarta settimana di programmazione con un numero di sale più che dimezzato rispetto alla precedente, passando da 204 a 94 schermi e con un numero ridotto di spettacoli anche in alcune delle sale confermate. Ma ciononostante mantiene saldamente l’ottava posizione al box office.
Andrea Romeo, fondatore e direttore editoriale di I Wonder Pictures, sui social commenta: “È un segnale evidente che il film poteva e può garantire di più e non ci accontenteremo di sentirci dire ‘tanto ha tenuto, hai visto che non era grave stringerlo?’. Vogliamo gli spettacoli che The Substance sa e saprà riempire! Siamo pronti a continuare a fare sold out anche tornando ad avere due spettacoli al giorno e recuperando le sale in cui stavamo andando bene, che si sono consegnate a uscite già in partenza evidentemente perdenti. Non possiamo accettare in silenzio di stringerci mentre decine di spettacoli in sale più grandi restano vuoti attorno a The Substance. Ma la stessa cosa vale per Parthenope, Eastwood, Il ragazzo dei pantaloni rosa e altri che stanno andando bene. L’esercizio si evolva e ascolti il pubblico più che i distributori”.
Un fenomeno virale sul web
The Substance è fenomeno virale del web. Con ormai oltre 2miliardi e 400milioni di visualizzazioni su TikTok worldwide e un numero ancora in crescita di ricerche quotidiane sui principali social e su Google. Non accetta di cedere terreno, nonostante una suddivisione ingiusta degli spettacoli. Proporzionata più alla forza del distributore e a ipotesi scollegate dai dati che al reale successo del film, il quale si è dimostrato capace di attirare l’attenzione e l’interesse del pubblico. Con medie per spettacolo elevate e numerosi sold out.
Si tratta di una situazione che trova le sue basi in un modo superficiale e desueto di analizzare i dati. Da un lato, è ormai urgente che siano a disposizione dell’esercizio informazioni più approfondite e utili a dare un quadro reale dell’andamento dei film in sala. La media spettacolo e l’occupancy in sostituzione della media sala, che offre molteplici ambiguità di lettura. La media sala – che ormai non è più media schermo, ma media struttura – fa infatti sembrare falsamente alto performanti i film con molti spettacoli in più schermi contemporaneamente. Nei multiplex arriva addirittura a paragonare film che hanno un solo spettacolo con film che, tra le varie sale, ne raccolgono più di dodici.
L’l’horror diventa femminista
Dall’altro lato, occorre essere in grado di andare al di là dei dati di box office in senso stretto (e dei pregiudizi nei confronti del singolo distributore). Aprire lo sguardo alla molteplicità di risorse che ci viene offerta dalle nuove tecnologie e capire quali sono i film che le persone cercano, vogliono, discutono.
Con il suo mix di messaggi sociali, estetica visiva e impatto psicologico, The Substance non è infatti solo un film, ma un’esperienza che stimola domande e accende il dibattito. La sua capacità di coniugare estetica e messaggio lo rende un’opera che continua a risuonare ben oltre la visione. Consolidandosi come un punto di riferimento per il cinema contemporaneo.
Dopo Barbie, C’è ancora domani e Povere Creature!, anche l’horror diventa femminista con il successo globale di The Substance.
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