Undercover debutta in streaming venerdì 3 maggio la prima co-produzione belga-olandese targata Netflix ispirata a una serie di eventi realmente accaduti. Al centro dei dieci episodi Ferry Bouman (Frank Lammers), un grosso produttore di ecstasy che vive nel lusso al confine fiammingo-belga. La vita di Bouman cambia drasticamente quando due agenti sotto copertura arrivano nel suo territorio. Peter Bogaert (vero nome: Bob Lemmens, interpretato da Tom Waes) e Anouk (alias di Kim de Rooij, che ha il volto di Anna Drijver) tentano di infiltrarsi nella vita di Bouman e indagano sulla sua attività per smantellare la sua rete di affari. Completano il cast Elise Schaap, Raymond Thiry, Tim Haars, Kevin Janssens e Huub Smit.
Undercover è prodotta da Jan Theys (Salamander) e scritta da Nico Moolenaar (Vermist) che è anche showrunner della serie. La regia è affidata a Eshref Reybrouck (Cordon) and Frank Devos (Chaussée D’amour). Lo scorso 18 marzo Undercover si è aggiudicata il premio assegnato dalla giuria per la categoria “Miglior serie” all’edizione 2019 del Cinequest Film Festival di San Jose, nello stato della California. Partner di Netflix per il progetto Undercover sono la casa di produzione De Mensen (Blockx, The Dare, Hotel Beau Sejour), Dutch Filmworks e VRT. Netflix distribuisce globalmente la serie a partire dal 3 maggio ad eccezione di Francia, Germania, Belgio, Austria e Svizzera, dove Netflix distribuirà la serie soltanto a seguito della messa in onda lineare sulle rispettive emittenti. Undercover ha infatti debuttato lo scorso 24 febbraio sulla rete belga Eén.
Sono iniziate il 12 febbraio le riprese di Ares, prima serie olandese Netflix Original: un thriller psicologico incentrato su sette segrete dai risvolti demoniaci, il debutto della serie è atteso entro la fine dell’anno.
Raffaele Bonacchi dice
Salve; qualcuno mi saprebbe dire il titolo della canzone che si sente durante la “festa” che quasi tutti i protagonosti fanno nell’episodio sei (“sirene”)? E’ una musica che ho già sentito da qualche parte…
Gp dice
Katjuša (in russo: Катюша?, trascritto anche Katiuscia,[1] diminutivo confidenziale di Ekaterina o Katerina) è una canzone sovietica in lingua russa diffusa durante l’ultimo conflitto mondiale, che parla di una ragazza sofferente per la lontananza del suo amato a causa del servizio militare. La canzone fu interpretata per la prima volta nel 1938 all’interno della monumentale Sala delle colonne di Mosca.
La musica del brano è famosa in tutto il mondo, ma, pur essendo molto popolare, non fa parte della musica folk russa come, ad esempio, Kalinka, bensì è una canzone d’autore, scritta nel 1938 da Matvej Blanter; il testo è di Michail Isakovskij. Bisogna notare però che un brano simile fu scritto da Igor Stravinskij nella sua opera Mavra (1922), che in seguito riadattò con il nome Chanson Russe (1937).
Stefano dice
È l’aria su cui viene cantata “Fischia il vento”, un canto partigiano.
L’originale è una canzone russa.