“La vida no es sino una continua sucesión de oportunidades para sobrevivir” scrive Gabriel García Márquez nel suo romanzo breve Nessuno scrive al colonnello.
È una lettera d’amore alla sorellanza e alla sopravvivenza la serie Vida, la cui terza stagione ha esordito il 26 aprile su STARZPLAY e continua per le cinque domeniche seguenti.
Le due sorelle Emma (Mishel Prada) e Lyn (Melissa Barrera) Hernandez, caratteri opposti che si ritrovano a tornare a vivere nel sobborgo latino di Boyle Heights a seguito della morte della loro madre Vidalia detta Vida (Ser Anzoategui). Sommerse di debiti e con lo spettro della gentrificazione che incombe sulla loro comunità, Emma e Lyn riprendono le redini della loro vita, del lascito della loro famiglia e di un mondo dal quale, per ragioni diverse, si sono sempre sentite rifiutate.
Dal 2017 quando la serie è entrata in produzione ad oggi il mondo è cambiato radicalmente per la comunità latinx residente negli Stati Uniti, e Vida lo racconta in maniera eccellente mettendo in risalto, per esempio, le storie di persone undocumented e chi è stato colpito dal recente scioglimento del DACA, il programma che tutelava chi era entrato negli Stati Uniti come minore in maniera illegale.
Da Little America di Apple TV+ a Gentefied su Netflix, Vida ha aperto la strada a storie scritte e portate in scena da comunità che si sono riappropriate della loro voce nel panorama televisivo mainstream americano.
“Se abbiamo contribuito, anche di poco, ad aprirle la porta a serie come queste, allora penso che saremo davvero riusciti a svolgere il nostro dovere”, ci ha detto Mishel Prada, che abbiamo intervistato in occasione del lancio della stagione finale.
Raggiunta telefonicamente a Los Angeles, ecco cosa ci ha raccontato Mishel Prada in merito all’epilogo della storia delle sorelle Hernandez
– Nel corso della terza stagione, le traiettorie di Emma riguardano il saper lasciare andare e l’accoglienza. Dal tuo punto di vista dove troviamo Emma emotivamente e mentalmente all’inizio della stagione?
La troviamo felice, spensierata, è quasi irriconoscibile. È stato difficile concludere la stagione 2 sulla sua rassegnazione, ma è proprio così che succede, a volte: soltanto una volta toccato il fondo c’è spazio per qualcosa di davvero bello.
Emma si ricongiunge a Nico (Roberta Colindrez) e sono state inseparabili per gli ultimi due giorni. È stato molto divertente interpretare questa versione di Emma, perché probabilmente non aveva mai vissuto qualcosa del genere in tutta la sua vita.
– Sembra che le cose volgano al meglio per lei, eppure nell’arco dei primi due episodi ci sono due eventi che spiazzano Emma, solitamente sempre così controllata e intensa. Hai provato empatia per la situazione in cui si è trovata?
Certo. L’unica cosa che possiamo davvero controllare è noi stessi, ma a volte quando cerchiamo costantemente di controllare le altre persone finiamo per metterci in una situazione dalla quale usciremo delusi.
Guardando gli altri da vicino a volte ci soffermiamo sui rimpianti, sui momenti difficili o sulle parti che non ci piacciono, quando invece la felicità si raggiunge soltanto una volta accettati quei lati meno luminosi.
Quando una persona che consideravi un faro di speranza arriva a deluderti, questo potrebbe farti ricredere e convincerti che era meglio non fidarsi.
continua a leggere dopo la pubblicitàMi ha un po’ spezzato il cuore che questo sia successo ad Emma, ma è stato ancora forte vedere come ha affrontato e superato questa cosa, consapevole che è un fatto della vita.
Non possiamo semplicemente tenere in ostaggio qualcuno per la nostra felicità, dobbiamo trovarla dentro di noi.
– Anche nella terza stagione, Vida continua ad esplorare il tema della famiglia. Il padre di Emma e Lyn, Victor (Jesse Borrego) è ancora vivo. Mi ha colpito la decisione di Emma di non volerlo conoscere. Se ti fossi ritrovata al posto suo avresti fatto lo stesso?
Penso proprio di sì, ci ho riflettuto quando ho saputo della storia che avevano in serbo per il mio personaggio in questa stagione.
A ben pensarci, il padre è una persona che ha dimostrato più volte di non voler far parte delle vite di Emma e Lyn. In quanto congiunto lui avrebbe avuto diritto ad una parte del bar, proprio adesso che il locale sta andando bene.
Perché dovrebbero accogliere il padre nelle loro vite, col rischio che possa rovinare il loro successo? Non ha alcun senso.
– La relazione fondamentale della serie è quella del tuo personaggio con la sorella Lynda, interpretata da Melissa Barrera. Come si è evoluto il rapporto tra di voi nel corso degli anni fuori dal set: che equilibrio hanno raggiunto Lyn e Emma nella stagione 3?
Non saprei dirti se il rapporto tra me e Melissa sia evoluto, tra di noi l’intesa è scattata sin dal primo momento e ci siamo impegnate ad esserci sempre l’una per l’altra durante il corso della serie.
Quando ci accingevamo a girare la terza stagione, sapendo che era l’ultima, abbiamo voluto assaporarne ogni momento. Non avrai mai un’altra prima serie tv e Vida lo è stata per entrambe.
Ci sono delle giornate più facili di altre, ma a volte si può essere di cattivo umore: abbiamo girato per un’intera settimana solo notturne.
Io e Melissa ci siamo ripromesse di non lasciarci mai andare a quelle emozioni negative e di ricordarci che stavamo creando qualcosa di bellissimo nel quale ci mettevamo il cuore. Quello ha contribuito molto all’alchimia che vedete sullo schermo, perché io e Melissa ci sosteniamo davvero molto.
– Come ti sei affacciata alla stagione finale della serie: mentre la stava girando eravate già al corrente che sarebbe stata l’ultima, o si parlava di questa eventualità?
Sapevamo che molto probabilmente la terza sarebbe stata l’ultima stagione. L’abbiamo affrontata con la professionalità di sempre, perché alla fine è un lavoro.
Abbiamo voluto impegnarci per dare il meglio di noi buttandoci a capofitto nella terza stagione di Vida.
– Qual è secondo te l’eredità più importante di Vida? Raramente si incontrano serie così amate dai fan, e non soltanto sui social media.
L’aver stabilito questo legame con i fan rappresenta l’onore più grande per noi e colma i nostri cuori di gioia, perché molti di loro devono spesso convivere con un certo grado di paura nelle loro vite.
Per quanto riguarda l’eredità di questa serie, il mio sogno più grande è che Vida sia la riprova che c’è più spazio per serie come questa. Non si tratta soltanto della nostra serie, ma di coloro che magari l’hanno guardata e vorranno raccontare la loro, di storia.
La verità è che Vida è una storia molto specifica in riferimento a due comunità, quella latina e quella queer, in una comunità delineata, ovvero quella di Boyle Heights, circoscritta in un’area che è quella di Los Angeles.
Spero che le persone guardandola imparino che altre serie come la nostra sono possibili, chissà magari in futuro ci saranno una versione texana di Vida, o una ambientata a Chicago o a Miami.
Sarebbe bello vedere queste storie sbocciare, e nel giro di una decina di anni avere un’intera fioriera di serie come Vida in televisione. Essere parte di questa eredità sarebbe emozionante per me.
– Se Vida tornasse tra cinque o dieci anni, saresti disposta a vestire nuovamente i panni di Emma?
Al cento per cento. Penso che tutti noi siamo concordi che se ci fosse, non ci faremmo scappare l’opportunità di riportare in scena questi personaggi e interpretarli ancora una volta.
– Riguardo al finale della storia di Emma e Lyn, si è trattato di qualcosa che hai sempre immaginato, o speravi che andasse in maniera diversa?
Io e Melissa eravamo senz’altro un po’ sorprese, quando ricevemmo la sceneggiatura, dalle scelte che Emma e sua sorella hanno compiuto.
Penso che il finale lasci le loro vicende sufficientemente in sospeso da non sapere come andranno davvero le cose e ti chiedi come andrà a finire, ma è proprio così che vanno le cose nelle famiglie, a volte. A volte ci si ritrova ad avere discussioni tremende e poi ad un certo punto ci si chiede ‘Cosa mangiamo a cena?’ (ride).
Loro due sono tornate a Boyle Heights per sistemare il locale della madre, e farlo in un certo senso ha sistemato le loro vite. La vita non è facile, anzi spesso è piuttosto complicata, ma non finisce – semplicemente si trasforma.
– Qual è stata la lezione più importante che hai imparato dal tuo personaggio e da Vida?
Trovare la mia voce e sentirmi sicura nell’usarla. A volte ti affidi a chi credi che ne sappia più di te, ma ad un certo punto ti ritrovi ad affrontare quelle decisioni ed è importante essere convinti di ciò che si sceglie. Ho imparato molto riguardo ai miei confini, a ciò che mi fa sentire a mio agio, al dire la mia verità.
C’è chi potrebbe non concordare con te, ma a non agire secondo la propria autenticità c’è soltanto da perderne. Non è qualcosa di facile da imparare, ma più lo si mette in pratica e più ci si sente forti, e so di essere molto più sicura di due anni e mezzo fa quando ho iniziato a girare la serie.
– Andando oltre Vida, a quali altri progetti stai lavorando?
Quando la pandemia ci ha travolti, ero appena atterrata a Vancouver per girare Riverdale [nella serie interpreta Hermosa, la sorella di Veronica, ndr]. Nel giro di un paio di ore ho dovuto fare dietrofront perché ci fu detto che stavano chiudendo i confini.
Penso che probabilmente tornerò a Riverdale [che è già stata rinnovata per la quinta stagione, ndr] e girerò altri episodi. Per il resto sto scrivendo e mi dedico alla produzione, ci sono un paio di progetti che non vedo l’ora di vedere come si evolveranno quando si riprenderà.
Al momento vivo nel presente e desidero mandare amore e forza a chi è in prima linea nell’affrontare l’emergenza sanitaria e si impegna a tenerla sotto controllo.
– Qual è il messaggio che rivolgi ai fan della serie?
Abbiamo avuto tre stagioni grazie a loro, al loro tifo e alla loro passione sui social media. Voglio che si sentano visti, emancipati e potenti visto il ruolo che hanno avuto.
Grazie per averci fatto il regalo di ascoltare le nostre voci e di averci permesso di raccontare queste storie per tre stagioni.
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