Vivere non è un gioco da ragazzi: intervista a Riccardo De Rinaldis Santorelli (Lele)
Vivere non è un gioco da ragazzi è una fiction diretta Rolando Rovello e dal produttore di Mare Fuori, Roberto Sessa. Tra i protagonisti più giovani, come emerge in questa intervista a Riccardo De Rinaldis Santorelli, è Lele. È un bravo ragazzo, studioso, sportivo e dalle origini umili. L’unico elemento che lo rende instabile è la sua età: l’adolescenza lo porta a essere un po’ sgangherato. Per una cotta, entra nel vortice della droga, ma ogni scelta ha delle conseguenze…
Trovi il video con l’intervista completa a Riccardo De Rinaldis Santorelli (Lele) all’inizio di questo articolo.
Perché Vivere non è un gioco da ragazzi non è una fiction sulla droga: la miccia è l’amore
Come accennato in Vivere non è un gioco da ragazzi, Riccardo De Rinaldis Santorelli interpreta Lele: un bravo ragazzo, di umili origini, che perde la testa per Serena. Per lei entra un po’ in un brutto giro di droghe, discoteche… Questa fiction come affronta l’amore da un lato e i colpi di testa dall’altro?
Entrando nel vivo di Vivere non è un gioco da ragazzi, in questa intervista, Riccardo De Rinaldis Santorelli (Lele) parte da una premessa: è bello parlare “di amore” e “non direttamente di droghe perché ci si concentra sulla droga, assolutamente, ma le scelte sbagliate che Lele prende sono veramente mosse dall’amore e dall’infatuazione per questa ragazza.” La miccia non è la droga. “Infatti, lui entra nel gruppo di amici perché vuole fare colpo su di lei. Vuole essere sempre presente, lui sente che c’è una scintilla tra loro due. Non si sa mai che lei si accorga sempre di più di lui e, quindi, possa succedere qualcosa.”
“Non mi farei mai male per amore”: la differenza tra Riccardo e Lele
Quanto ai colpi di testa, emerge una fondamentale differenza tra Lele e l’attore che lo interpreta. Al di fuori di Vivere non è un gioco da ragazzi, in questa intervista, Riccardo De Rinaldis Santorelli, afferma con decisione: “Una cosa che io non farei mai è farmi del male per amore, cioè lui veramente muove un sassolino, che poi fa partire una valanga, che distrugge molte cose. Rovina rapporti, smuove molte cose nelle diverse famiglie, che vengono raccontate in questa serie.” Aggiunge poi, che “per amore io non farei mai quello che può fare lui, ovvero essere completamente accecato dal sentimento. Io sono un pochino più razionale su questa cosa. Lui è completamente diverso. Fa queste cavolate. Poi capisce l’errore, ovviamente. Quindi cerca in tutti i modi di sistemarlo e cercare di uscire da questo buco, che si è creato da solo – alla fine”.
Lele è convinto di essere responsabile della morte del suo amico Mirco. In seguito a questa presunzione, in realtà, inizia un cammino di redenzione e ci vien da dire: “Tutto accade per una ragione”. Che interpretazione dà Riccardo De Rinaldis Santorelli a questo percorso, che ha “vissuto” sulla sua pelle grazie a Lele? “Secondo me, lui cresce tutto d’un botto. La cosa che succede lo fa crescere, gli fa capire veramente la realtà.” Si sente solo, nonostante il supporto che i suoi genitori gli offrono. Pensa: “Io non ce la posso fare, io sono in questo schifo da solo, non posso uscirne.”
Cosa avrebbe fatto Riccardo De Rinaldis Santorelli al posto di Lele
Cosa avrebbe fatto Riccardo De Rinaldis Santorelli al posto di Lele? In primis, “non avrei fatto questa cavolata”, esclama! “Poi bisogna sempre parlare perché la verità esce sempre fuori. Quindi, prima tiri fuori le cose che sono successe e meglio è perché così – almeno – si arriva a una conclusione insieme. Ci possono essere degli aiuti, che non ti puoi aspettare”. Questa è una bellissima consapevolezza.
Come “l’epidemia di verità” – auspicabilmente – contagerà i telespettatori
Siamo d’accordo, però, grazie a Lele inizia una sorta di “epidemia di verità” sia per i personaggi più giovani sia per quelli un pochino più attempati. Guardando Vivere non è un gioco da ragazzi, quale messaggio potrebbe arrivare ai telespettatori? “Questo trasporto dal negativo al positivo può aiutare anche molti ragazzi, che forse non si sentono in grado di dire la verità, di parlare dei propri problemi alle persone a cui vogliono bene. Quindi io spero che passi veramente questo messaggio.”
Vivere non è un gioco da ragazzi e Mare Fuori, tra similitudini e differenze
Vivere non è un gioco da ragazzi è una serie prodotta dallo stesso produttore di Mare Fuori, che sta avendo un grandissimo successo. Che punti in comune esistono tra queste due serie? Lo chiediamo direttamente a Riccardo De Rinaldis Santorelli. Non è da sottovalutare il fatto “che ci siano tanti ragazzi e che la storia sia incentrata su di loro per la maggior parte; anche il fatto di essere un pochino più “reale”, in un certo senso. Non è una serie canonica, ecco, secondo me. Ci sono molte cose simili.”
Resta il fatto che si possono riscontrare anche moltissime differenze, a partire dal fatto che “gli scrittori sono diversi. Il nostro [prodotto] è tratto da un libro. Quindi, ovviamente, dovevamo seguire la storia che portava il libro, che è Il giro della verità di Fabio Bonifacci.”
Non vediamo l’ora di scoprire entrambe!
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