Vivi e lascia vivere, fiction in onda su Rai Uno dal 23 aprile 2020, riscontra fin dal primo appuntamento un’ottima accoglienza da parte del pubblico. A pochi giorni dal debutto noi di Tvserial.it abbiamo il piacere di contattare telefonicamente l’interprete di Toni: ecco la nostra intervista a Massimo Ghini che – appunto – è Toni in Vivi e lascia vivere.
La fiction ha tutte le premesse per stupire e appassionare sempre più gli spettatori. Secondo Massimo Ghini “dovrebbe perché la storia tende un po’ a salire” e deve ancora arrivare la parte più noir e gialla che si sviluppa della seconda puntata in poi. “Io, infatti, sono arrivato alla fine della prima puntata come nei classici…” con una sorta di rullo di tamburi o una comparsa dopo un jingle, racconta l’attore.
Per Massimo Ghini Toni in Vivi e lascia vivere è “il passato che ritorna”
Il personaggio che Massimo Ghini interpreta in Vivi e lascia vivere viene riassunto come “il passato che ritorna” e, come tale, “si porta sempre dietro qualche sorpresa”. Se gli eventi accaduti non avessero nodi irrisolti o questioni in sospeso, resterebbero nel vissuto. Qualora, invece, ci siano aspetti che generano conflitti – anche interiori – è inevitabile che tornino a galla prima o poi. Le sorprese che il passato fa emergere nel presente possono essere positive o negative, ma la frase detta da Laura – interpretata da Elena Sofia Ricci – lascia intendere che ci sia un legame complesso tra i due. Dato che lei lo ha aiutato una volta, adesso è il suo turno di tenderle la mano. “Cosa c’è dietro questa storia” e a questo misterioso aiuto è proprio quello che è piaciuto di più a Massimo Ghini nell’interpretare Toni. Nella risposta a queste domande c’è la “bellezza del personaggio”.
Toni ha all’interno della storia una posizione di rilievo “perché dal momento stesso in cui Laura [Elena Sofia Ricci, NdR] gli dice ‘tu mi devi aiutare’, per lei è una frase magica.” Questa formula presuppone sia un prima sia un dopo perché “niente è per niente” racconta in questa intervista Massimo Ghini.
Il personaggio di Toni si inserisce non solo all’interno di un giallo, ma di un fitto reticolato di “storie parallele che sono poi quelle della famiglia [Ruggero] di per sé che lo rendono più interessante”. Massimo Ghini cita vari aspetti dai percorsi dei figli fino a argomenti molto attuali come quelli della ripartenza e della rinascita.
La regia “provocatoria, quasi di confine” di Pappi Corsicato come ventata di novità in televisione
Vivi e lascia vivere è una fiction realizzata per la regia di Pappi Corsicato. Massimo Ghini vede nella scelta di questo regista una nota positiva. Il fatto che “non sia un regista ‘classico’ e che si sia sempre mosso nell’ambito di una cinematografia anche provocatoria, di ricerca, quasi di confine” ne ha creato il timbro artistico. Pappi Corsicato si porta dietro qualcosa del suo modo di fare cinema anche in questa fiction. In questa intervista a Massimo Ghini – che, al contrario conosce da tempo mondo della televisione – emerge un riscontro positivo di questo esordio alla regia di Corsicato in una fiction. Regala “un’aria nuova che serve un po’ a tutti.”
La televisione italiana: l’unica via per trovare il contatto con il grande pubblico
Massimo Ghini, Toni in Vivi e lascia vivere, racconta di non aver mai considerato le fiction come prodotti di serie B. “Sono stato uno dei primi della mia generazione a fare la televisione” nonostante molti colleghi, ai tempi, fossero scettici a riguardo. “Sentivo che c’era qualcosa che stava cambiando e noi dovevamo avere più attenzione” e di certo oggi le fiction stanno vivendo un momento di grande successo.
Da “riflessioni molto dotte da salotto artistico” nel corso di una cena con attori affermati, Massimo Ghini condivide con i colleghi un pensiero. È molto semplice: secondo lui “il rapporto con il grande pubblico italiano che noi stiamo cercando di avere” è possibile solo attraverso il piccolo schermo.
L’esempio de Il Commissario Montalbano come ampliamento della “stima del lavoro tutto italiano” che “non ha prezzo”
Le biografie degli attori di maggior rilievo degli ultimi trent’anni – continua nella sua intervista Massimo Ghini – ci danno riscontro di questa intuizione. Sono professionisti che hanno avuto a che fare con la televisione in modo diverso, ma hanno comunque ottenuto “il consenso del pubblico”. Parlando di popolarità, capita che sia quella televisiva a fare da traino per quella cinematografica e non solo il contrario.
L’esempio che vale su tutti per Massimo Ghini è Luca Zingaretti che con “il suo Montalbano” acquisisce una notorietà nel grande pubblico incredibile. Parla da appassionato perché “io non me ne perdo una puntata” e è orgoglioso che show come Il Commissario Montalbano abbiano accresciuto “la stima del lavoro tutto italiano”.
“Non ha prezzo” il riscontro di fiction come Montalbano e “bisogna avere il coraggio di dirlo. È inutile combattere per fare tutta una serie di film che poi non vede nessuno e è colpa del pubblico che non capisce”. Massimo Ghini è convinto di questo e si mette nella condizione di parlare perché è un attore a 360° tra teatro, cinema e televisione. Il piccolo schermo non è un ripiego, ma sta crescendo sempre di più a livello qualitativo in questi anni.
Fare teatro “è la gioia di giocare una partita di calcio e non guardarla in televisione”, ma il bagaglio di un attore del terzo millennio non può essere solo il palcoscenico
Teatro, cinema e televisione sono per lui tre aspetti essenziali del mestiere dell’attore del terzo millennio. Non ha mai l’istinto di sceglierne uno: “ognuno mi offre una soddisfazione che è diversa dall’altra”. Il cinema è capace di portarti anche in un universo internazionale che – ovviamente – non è secondario. La televisione è “quella che ti rafforza nell’incontro con il pubblico italiano” da cui poi scaturisce la popolarità.
Il teatro, infine, “è l’amante vero. È la gioia di giocare una partita di calcio e non guardarla in televisione”. Chi non è del mestiere probabilmente non può comprendere l’amore insito nel cuore di molti attori.
Anche a fronte di questa passione viscerale per il palcoscenico, continua nella nostra intervista Massimo Ghini, “il bagaglio di un attore del terzo millennio non può avere una specializzazione sola perché il mondo dell’arte non è più assolutista”. In passato ci si poteva – in un certo senso – permettere di escludere cinema o teatro, per non parlare della televisione – considerata l’ultima ruota del carro.
Il mondo dell’arte è cambiato e prova ne sono i giovani. L’attore ci racconta che i suoi figli divorano serie tv una dopo l’altra “e allora oggi forse dovremmo allinearci anche noi – da quel punto di vista – a proporre qualcosa che sia di intrattenimento ma anche di provocazione.”
Il cameo di Leonardo, il figlio di Massimo Ghini in Vivi e lascia vivere
Massimo Ghini ci svela anche come siano andate le cose per quanto riguarda il cameo di suo figlio Leonardo in Vivi e lascia vivere. Leonardo Ghini fa un piccolissimo ruolo in “un flashback che ci riporta alla base della storia, la madre di tutte le battaglie di quando noi eravamo giovani – proprio giovanissimi”. È un attimo che i più pensino a una raccomandazione. Non è andata così.
È stato proprio il regista Pappi Corsicato a chiedere a Elena Sofia Ricci (Laura) e Massimo Ghini (Toni) se avessero dei figli. “Se sono uguali identici a voi prendiamo loro!” anche per una questione di somiglianza innegabile.
L’apprezzamento per “verità naturale” degli attori giovani e giovanissimi che è, però, un’arma a doppio taglio
Il mestiere dell’attore, specialmente nella lunga serialità, è anche un lavoro di scambio. Sicuramente i giovanissimi avranno visto in Massimo Ghini e i colleghi di maggiore esperienza delle guide sul set. C’è, però, qualcosa che l’attore “invidia” alla nuova generazione. È “una sorta di sicurezza che trovano che noi non avevamo, nel senso che oggi come oggi si ritrovano con un limite da una parte e una fortuna dall’altra.”
Molti degli attori giovani e giovanissimi trovano una “verità nella recitazione” a differenza della sua generazione alla loro età. Massimo Ghini ricorda che “noi eravamo un pochino più teatrali e costruiti. Loro vengono da questa scuola di vita in cui è tutto molto più semplice”. È, però, un’arma a doppio taglio perché questo si scontra, a volte, quando è richiesto un passaggio in più. L’esempio che ci riporta sono le interpretazioni – “ormai sempre più rare come quelle in costume”. D’altro canto, ama molto la “verità, l’understatement” che i nuovi attori hanno “quasi naturale”.
La sua generazione, continua Massimo Ghini, si forma spesso e volentieri partendo dal teatro. Adesso il percorso non è più necessariamente quello. Anzi, a volte, ormai i professionisti “ci arrivano dopo aver fatto la televisione o aver fatto il cinema”. Resta il fatto che poi, a ogni attore viene lasciato il compito di approfondire.
I ricordi dal set di Vivi e lascia vivere con una nota di merito a Napoli
Un’occasione di approfondimento per mettere le mani in pasta è il set. “Ne succedono talmente tante che poi alcune te le dimentichi” ci racconta Massimo Ghini, ma forse restano a livello inconscio in quel famoso bagaglio dell’attore di cui ci parla. In particolare ricorda “un giorno che siamo stati a fare un aperitivo a casa di Pappi [Corsicato] a Napoli in questa casa meravigliosa sul mare. È stato bello” non tanto (o non solo) per festeggiare, ma perché “era da parecchio tempo che stavamo lavorando insieme e in quel momento lì ci siamo anche divertentemente liberati del peso di responsabilità”. Il mix di divertimento, squadra e musica serve in quel contesto “a definire come si era costruito un clima con il resto della troupe”.
In questo senso il fatto che Vivi e lascia vivere sia stata girata a Napoli è stata una fortuna. La città partenopea regala “quella disponibilità non invasiva nel rispetto di quello che stavamo facendo” che non può che essere ricordata con riconoscenza. “Questa è una nota di merito che va a Napoli” conclude Massimo Ghini.
Oltre a Vivi e lascia vivere: il progetto futuro di Massimo Ghini
Una seconda stagione di Vivi e lascia vivere – non ancora annunciata – potrebbe essere l’occasione per raccontare “una storia molto più provocativa e è quello che fa – secondo me – di interessante” questa fiction.
Nel frattempo di sapere se questo possa diventare realtà o meno, il progetto futuro di Massimo Ghini è Una famiglia mostruosa. Si tratta di un film su cui avrebbe dovuto lavorare prima dello scoppio dell’emergenza Covid-19. Spera di riprendere il prima possibile quando “ci sarà il via”.
È angosciante e ansiogeno per tutti, ma dobbiamo tenere duro. Ora come ora è impensabile tornare su qualunque set rispettando le disposizioni di distanziamento sociale. “Potremmo fare un film su questo” e forse diventerebbe il “successo tragicomico dell’anno”, ma il punto è continuare a avere coraggio e sperare che anche il mondo degli artisti possa ripartire al meglio.
Nel suo piccolo, proprio Vivi e lascia vivere, racconta di come una crisi sia anche un’opportunità per migliorarsi e rinascere.
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