We Live in Time, il film dolce, amaro di cui tutti ci innamoreremo
“It’s okay not to be okay”. Presentato al Toronto International Film Festival, arriva anche in Italia dal prossimo 6 febbraio con Lucky Red, il film tanto atteso We Live in Time – Tutto il tempo che abbiamo. La pellicola è diretta da John Crowley (candidato all’Oscar per Brooklyn), scritta da Nick Payne e soprattutto montata da Justin Wright (Locke). We Live in Time è un dramma romantico che ha ragione di esistere grazie ai suoi due protagonisti Andrew Garfield e Florence Pugh. Sarà impossibile non innamorarsi di Tobias e Almut. Una storia che ti guarda dritta negli occhi e ti tocca al cuore nei punti giusti, manipolandoti piano, piano prendendola larga ma che alla fine ti colpisce in un modo abbastanza insolito.
Non siamo di fronte a quelle romance strazianti sulla scia di The Notebook. Quel genere di film ha fatto il suo corso e ora Crowley ci mette davanti a un’opera più sincera, reale. Fondata su fatti quotidiani e momenti di vita in cui chiunque ci si può ritrovare. Il tutto è messo in scena da una sceneggiatura che può risultare confusa, ma è qui il gioco fondamentale dello svolgimento della storia d’amore tra Tobias e Almut. Su più linee temporali.
Sviluppo inedito ma efficace
Fin da subito incontriamo Almut (Pugh) una donna che si tiene in forma, corre tra i boschi con una tenuta che ricorda vagamente dei colori alla nuova Black Widow. Ha un ottimo olfatto per le spezie, coglie le uova dal pollaio e sa romperle nel modo più efficace, senza mischiare eventuali gusci con i tuorli. Questo perché è una chef stellata e proprietaria di un suo ristorante (The Bear vibes ovviamente). Almut vive con il compagno Tobias (Garfield) con il quale ha avuto una figlia, Ella (Grace Delaney).
Almut e Tobias hanno scoperto che il cancro alle ovaie di Almut è tornato ed è avanzato allo terzo stadio. Ora, Al dovrà iniziare una chemioterapia, prima di poter intervenire chiurgicamente. Qui, siamo già in una fase avanzata nel rapporto tra Tobias e Almut, e tra i due si instaura una discussione delicatissima. Almut non vorrebbe vivere i prossimi mesi passivi e privi di energie per sottoporsi alle cure che potrebbero comunque non funzionare. Preferirebbe viverli alla grande. Cosa scegliere? Uno dei momenti più difficili e delicati da affrontare quando ci si trova di fronte ad un cancro.
La storia inizia ad andare indietro. Arriviamo al giorno in cui i due si sono incontrati. Quando Tobias in procinto di firmare l’atto del suo divorzio è costretto ad uscire dal suo albergo dove si trovava per lavoro, in accappatoio e ciabatte per comprare una penna e già che c’era anche dei biscotti. (È un rappresentate della Weetabix, azienda britannica di cereali e prodotti per la colazione). “Il tuo intestino sarà super regolare”. Tobias viene investito da Almut su una strada provinciale, dopo che non è riuscito a firmare “Quel foglio” per colpa di una penna guasta e aver spezzato una punta di una matita. Piccoli gesti, sfumature e scelte di recitazione che rendono il personaggio grandioso.
Garfield riesce a portare in scena un’espressività unica. Tra le sue preoccupazioni, la rabbia, l’agitazione. Un uomo che vive delle sue insicurezze, sempre con al collo un cronometro, e un taccuino per prendere appunti. Per gestire al meglio il tempo. Il loro tempo, e prendersi cura delle persone che ama, nella paura di perdere ancora qualcuno, dopo che la sua ex-moglie è fuggita in Svezia per lavoro.
Niente cartelli o indicatori a separare i salti temporali
Dall’altro lato Almut è una donna resa forte dal suo passato difficile. Dalla perdita di un padre e dall’avere abbandonato una delle sue più grandi passioni, il pattinaggio artistico su ghiaccio, e rinunciando alla possibilità di diventare la nuova Tonya Harding. Il film ci porta ai primi corteggiamenti tra i due. Scopriamo che Almut aveva – appunto – già avuto il cancro e che la questione ha costretto la coppia a delle scelte molto complicate e confrontarsi con l’idea di non aver mai figli. Poi ovviamente il montaggio di Justin Wright ci fa sapere che la bimba è nata e sta bene. Fino ad arrivare ad una delle scene di parto più commoventi e memorabili mai viste in un film da tanto tempo.
Almut ha paura di essere ricordata per il suo declino fisico da suo figlia. Perciò decide – senza dirlo a Tobias – di partecipare ad una gara mondiale di cucina, che la porterà anche in Italia. Cosa che le farà perdere molte energie e metterà a serio pericolo la chemioterapia.
Crowley e la sua montatrice Justine Wright non usano titoli o altri indicatori come va tanto di moda oggi. Notiamo elementi come lo stato fisico di Almut, tra cui la pancia incinta e la testa rasata per il trattamento del cancro. I salti a volte sembrano casuali, ma scavando più a fondo rivelano una logica emotiva. Il modo in cui si ricordano momenti chiave della propria vita in ordine sparso mentre sta per finire. Durante questi salti, avrei desiderato trascorrere più tempo in un capitolo di questa coppia più a lungo di quanto il film consenta. Alla fine il gioco narrativo rappresenta una sfida. E ammetto che anche alla fine avrei voluto vedere ancora. Altri spezzati di vita di questa coppia di cui è impossibile non innamorarsi.
Una gioia per i fan di Garfield e Pugh e non solo
Non sono molti i film che riescono a intrecciare con successo due diagnosi di cancro, una nascita, una storia d’amore sbocciante e la fine della vita in un film senza dare l’impressione di giocare con le emozioni del pubblico. Uno degli aspetti magici di We Live in Time è la gestione dei dialoghi e dei tempi. La rottura del momento iperstraziante con ironia e sorrisi è congeniale a rendere il film unico nel so genere.
Mi sono innamorato di Tobias e Almut così come il loro amore è potente sullo schermo, che è quasi strano ricordarsi a fine film che i due interpreti non stanno assieme nelle vita vera. I momenti vissuti sullo schermo come quelli nella vasca da bagno, sono pane per il cinema. Un elemento quello della vasca da bagno che torna, come simbolo di eros, passione, amore. In questo caso molto accostabile all’utilizzo che abbiamo visto nella serie Netflix Master of None 3 stagione. Connotazione romantica-intima-di stasi, di vivere il loro tempo. Fermarsi a mangiare biscotti a mollo.
Ne abbiamo viste tante di coppie sullo schermo che vanno sulle giostre. Ma questi sono diversi. Grandiosi in una chimica senza precedenti. Ci si innamora di loro due, della cucina di Almut e d’ora in avanti sappiamo che per aprire le uova ci serve sempre una superficie piana e tre ciotole di vetro.
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